Luci ed Ombre nello sviluppo dell'anima cosciente

Conferenza tenuta a Roma da Stefano Gasperi 29/09/2008 festa di S. Michele Arcangelo

Conferenza

Luci ed Ombre nello sviluppo dell'anima cosciente

Luci ed Ombre nello sviluppo dell’anima cosciente.

Relatore: Stefano Gasperi

Roma, 29/09/2008 festa di S. Michele Arcangelo

 

Questa conferenza, non rivista dall’autore, è disponibile anche in formato audio.

 

 

Cari amici, buona sera, benvenuti a questo incontro, sono molto lieto di essere qui con voi, per due motivi: primo perché sono stato assente da molti anni, e sono lieto di posare i miei piedi qui dentro, vedo con gioia anche tutto il lavoro che è stato fatto, e l’altro è la soddisfazione di festeggiare con voi la festa di Michele, non capita frequentemente di avere l’opportunità di trovarsi a tenere una conferenza nel giorno di Michele, quindi vi ringrazio per questa opportunità, perché quello che andrò a esporre questa sera, sono i pensieri che si sono mossi nella mia anima nelle ultime settimane. Quindi la conferenza  è quindi un dialogo, un modo in cui si apre la propria anima, si comunicano in contenuti di pensiero, le immagini in cui si è vissuti. Quindi questo rende l’incontro tra il conferenziere e il suo pubblico, qualcosa di particolarmente vivo e interessante.

Il tema di questa sera, che mi è stato chiesto, è un tema che ha una profonda attinenza con la festa che stiamo festeggiando: l’immagine di Michele è sempre l’immagine di una lotta, di un combattimento, di una tensione polare. E cercheremo di ripercorrere un cammino, passando attraverso la storia, perché non dobbiamo mai dimenticare, che noi non siamo solo uomini del presente, certamente siamo incarnati nel tempo e nello spazio, in una ben precisa epoca in un luogo, in un popolo, però noi portiamo nelle profondità dell’anima, tutta la storia dell’umanità e delle vite precedenti. E tutto quello che l’anima ha sperimentato nel corso del susseguirsi delle civiltà, è come stratificato dentro di noi in ambiti molto profondi, proprio questa stratificazione, emerge, si agita all’interno delle anime. Quindi cercherò di mostrare come la situazione, la tensione polare drammatica in cui vive l’uomo nell’epoca attuale in cui deve sviluppare o portare a completo sviluppo l’anima cosciente, non è altro che il portato di fasi evolutive precedenti. E Rudolf Steiner ci insegna appunto a comprendere, in ogni momento della storia, il discepolo dello Spirito, l’iniziando e l’iniziato, debbano in qualche modo ripetere, ricapitolare nella propria coscienza, nella propria anima, fasi evolutive precedenti, e che queste si ritrovano come eco nella nostra anima. Danno alle nostre emozioni ai nostri sentimenti, ai nostri pensieri, alle nostre volizioni, delle intonazioni particolari. Quindi per cercare di caratterizzare la situazione in cui ci troviamo noi oggi, dovremo fare un piccolo escursus storico.

 

Questo escursus storico (lo dico subito) va molto al di là di una più o meno interessante ricostruzione storica, ma in realtà è un ripercorrere, all’interno delle nostre anime, esperienze antiche, forse dimenticate che noi tutti, in incarnazioni precedenti abbiamo attraversato.

 

Noi sappiamo, sin dai primi tempi in cui ci accostiamo all’antroposofia, che come uomini dell’occidente, stiamo portando allo sviluppo quella che chiamiamo l’anima cosciente, che inizia pian piano a formarsi a partire dal XV secolo, quando lo sguardo dell’uomo comincia a volgersi sempre più marcatamente verso il mondo fisico, quindi la scoperta della terra, la nascita delle scienze naturali ecc., diventa qualcosa che poi si espande all’interno del mondo occidentale e noi quindi ci troviamo ad un certo momento dello sviluppo, all’interno di questo periodo che durerà ancora per un certo lasso di tempo.  (4:20)

 

Ed è interessante anche ricordare, questo l’ha fatto in maniera egregia uno studioso che forse alcuni di voi conosceranno: Jacob Burckhardt, in un testo che si chiama “Cultura del Rinascimento in Italia”, dove lui ha sottolineato come proprio l’uscita dal passato all’albeggiare di una nuova coscienza, l’uscita quindi da un periodo in cui l’anima era ancora sognante, semi-desta, durante il periodo medievale, quest’uscita, questa nuova alba si colloca dapprima in Italia, proprio all’interno dell’Italia stessa prendono avvio i primi passi di questo nuovo sviluppo e lo caratterizza in modo molto lapidario in alcune righe del suo testo: “Con l’inizio del XIII secolo, l’Italia inizia improvvisamente a brulicare di personalità. Passa l’interdizione all’individualismo che viene definitivamente spezzata, senza limiti che specializzano migliaia di singoli volti. Estremamente sviluppato individualmente, educato dall’antichità, lo Spirito italiano si volge alla scoperta del mondo esteriore e osa rappresentarlo in forma e parola”.

 

Vediamo questo fatto interessante di un nascere di un’epoca nuova, che in Italia prende il suo avvio. Voi sapete che pochi come Pico della Mirandola hanno saputo indicare in maniera esemplare questo nuovo momento della storia dell’umanità, quando voi leggete il libricino “Oratio de hominis dignitate”, lì viene presentato questo uomo nuovo, viene presentato l’uomo nella sua piena realtà, da dove l’uomo viene visto come una sorta di bilancia cosmica tra le forze del cielo e le forze della terra. Quindi l’uomo posto armonicamente tra cielo e terra, tra una natura inferiore che lo incatena al mondo della brama, della materia, e una natura superiore che lo attrae verso l’alto. E da questa dignità, da questo tentativo eroico di trovare un equilibrio, un punto centrale, un bilanciamento (ecco qui un tema che ritroviamo nella simbologia di Michele, Michele viene  raffigurato sempre con la spada, ma anche con la bilancia), questo tema della bilancia che sta ad indicare la centralità dell’uomo che nella sua dignità, laddove l’uomo affrancandosi dal passato, deve incidere su di un cammino di libertà, e adesso fa i conti con un giusto equilibrio tra la sua natura terrestre e la sua natura celeste.

Sappiamo anche che lo sviluppo o il raggiungimento dell’anima cosciente, rappresenta un vertice nell’ambito dello sviluppo dell’anima. L’anima cosciente è veramente un punto d’arrivo, un vertice in cui arrivano i confini dell’anima. Come in passato c’erano dei confini nell’esplorazione fisica della terra, c’erano le Colonne d’Ercole: “Hic sunt Leones”, quindi bisognava avventurarsi nell’ignoto, oggi tutto questo processo si è trasferito sul piano interiore. Nello sviluppo dell’anima cosciente arriviamo a questo vertice, ma arriviamo anche ad un confine estremo al di là del quale è arduo avventurarsi.

Anche nella nostra biografia stessa, lo sviluppo dell’anima cosciente, che come sapete biograficamente si colloca tra i 35 e i 42 anni, rappresenta un punto culminante, una sorta di vertice. In questo momento della vita l’Io si pone delle domande fondamentali sul senso del suo essere nel mondo, la domande fondamentali che l’Io pone in questa fase della vita si possono riassumere in questo modo: “come trovo l’essere del mondo, come trovo il mio essere, come realizzare il mio essere nel mondo?”, sono domande fondamentali che cadono in questa fase centrale della vita. Se voi prendete biografie di uomini illustri, vedrete che in questo momento della vita, raggiungono una sorta di vertice. Pensate “nel mezzo del cammin di nostra vita...” di Dante, anche  Beethoven che in questa fase della vita compone l’Eroica, la Quinta Sinfonia, il Fidelio. Pensate a Schiller che scrive grandiose Lettere sull'educazione estetica dell'uomo. Goethe, tipico rappresentante dell’uomo moderno, in questa fase della vita scopre le due fonti della conoscenza, questi due apici che prima accennavo da Pico della Mirandola, e dice nelle lettere: “a Roma ho trovato per primo me stesso!”, e poi nell’ammirare in Italia tutte le opere d’arte, scrisse la famosa frase che voi tutti conoscete: “qui c’è la necessità, qui c’è Dio!”. Due elementi della conoscenza che diventano per Goethe, proprio in quel periodo centrale, un’esperienza interiore forte. Quindi parliamo di un punto d’arrivo, di un vertice nella formazione dell’anima, la frase che si sente solitamente dire è questa: “arrivati a questo punto della biografia umana, l’anima matura o appassisce”, non ci sono alternative.

Questo deriva da un’estrema tensione polare nello sviluppo dell’anima cosciente, essa nasce, si forma, si sviluppa nel più grande arco, immaginate…, in una tensione titanica tra l’IO e il corpo fisico. Anche nella storia dell’umanità, come abbiamo già accennato, l’anima cosciente si sviluppa dal confronto dell’uomo col mondo della materia, con la fisicità. E questo vale per la cultura e vale per maggior ragione, individualmente. Nel momento che l’Io si rispecchia, si confronta col la sua fisicità nasce la possibilità dello sviluppo dell’anima cosciente. Notiamo all’interno dell’anima cosciente, necessariamente una tensione polare estrema che non esiste nelle altre anime [anima senziente, anima razionale-affettiva], è la tensione, la contrapposizione, il contrasto stridente tra Spirito e Natura. Qui arriviamo ad un capolinea, arriviamo ad un vertice, questo vertice nelle biografie umane si presenta spesso in luoghi deserti, in grandi crisi esistenziali, le crisi dello sviluppo dell’anima cosciente sono sempre delle gravi crisi esistenziali, vanno a toccare profondamente il nucleo centrale dell’uomo. Giustamente Viktor Frankl uno dei più grandi psico-terapeuti che ha calcato la storia dell’umanità diceva: “le nevrosi dell’uomo moderno, non sono più le nevrosi che studiava Freud e Jung, ma sono le nevrosi noogene, le nevrosi che nascono da un non trovare un significato alla propria esistenza”.

Quindi qui si manifestano delle vere e proprie crisi biografiche individuali che possono esprimersi nei modi più disparati, nella mancanza di senso, mancanza di motivazioni, solitudine, processi di frammentazione, di anti-socialità, di estraniamento dal mondo e da se stessi, fino a marcate forme di depressive o altre forme di malattia. In questo senso l’anima cosciente rappresenta un vertice, sia in generale dal punto di vista antropologico perché lo sviluppo dell’anima viene condotto all’estremo, arriva al proprio confine, sia dal punto di vista biografico individuale perché arrivati a questo punto per l’uomo c’è una forte scommessa e la scommessa è questa: se l’Io, grazie ad un lavoro che non mi viene regalato più dalla cultura, ma un energico lavoro a tentativo, è in grado di sollevare l’anima verso lo Spirito, perché questo confine estremo in cui il territorio dell’anima viene delimitato, non fa altro che delimitare quello che sovrasta o aleggia attorno all’anima, che è la realtà dello Spirito. Quindi arrivati a questo punto, l’IO umano e per conseguenza l’uomo, ha solamente alcune possibilità: o riesce a sollevarsi, a spezzare questo sottile velo che separa l’anima cosciente dal mondo dello Spirito oppure rimane di necessità ( e questo lo si estrapola dal rapporto che ha l’anima cosciente con il corpo fisico), incatenato ai processi del corpo fisico. Siccome il corpo fisico è destinato inevitabilmente al degrado, alla degenerazione e alla morte, l’anima sedimenta dentro di sé i processi di morte del suo corpo materiale. Quindi viene trascinata in un processo di decadimento nel quale l’Io è spento.

L’anima cosciente è il punto d’arrivo di una lunga evoluzione e se avessimo il tempo di guardare in maniera attenta a questa evoluzione, osserveremo un processo dal quale, attraverso il passaggio dell’anima senziente, attraverso l’anima razionale-affettiva, fino all’anima cosciente, avviene una profonda trasformazione della coscienza, che possiamo riassumere in alcuni concetti lapidari (dico cose a noi tutti note): da una parte ci accostiamo alla progressiva interiorizzazione, l’anima senziente è ancora fusa con il mondo esterno, rapita dal mondo, dalla natura, dalla socialità, viene sempre più a precipitare all’interno dell’uomo ad interiorizzarsi. Questa interiorizzazione che segna il passaggio dall’anima senziente attraverso l’anima razionale-affettiva, all’anima cosciente, è accompagnata da due fenomeni che come voi sapete, accadono e vanno insieme, che è la perdita degli antichi misteri, la perdita dell’antica chiaroveggenza a scapito di questa facoltà straordinaria che vediamo benissimo baluginare dal passaggio da Platone ad Aristotele, che è la nascita della Razionalità, la nascita dell’intelletto, la nascita del pensiero razionale.

Quindi l’uomo ad un certo punto, rinuncia, perde questo collegamento armonico con il mondo spirituale, diventa sempre più un essere razionale, un essere che è in grado di concepire di sviluppare in proprio i propri pensieri. Questi pensieri però, che adesso vengono sviluppati singolarmente all’interno dell’anima umana hanno una caratteristica peculiare, che sono pensieri che ormai sono delle ombre della realtà. Se l’uomo può sviluppare in sé quel pensare per concetti, che oggi è una facoltà comune a tutti gli uomini ed ereditata dalla evoluzione culturale, che ci da quell’autonomia di cui siamo giustamente così orgogliosi, il prezzo che abbiamo dovuto pagare per lo sviluppo di questa intelligenza astratta cui gronda tutta la nostra cultura, sia stato il fatto che questi pensieri hanno abbandonato tutto quello di cui in precedenza erano permeati. Pensieri che non sono più intrisi di Spirito, non sono più intrisi di anima, non sono più intrisi di forze vitali. Quello che noi chiamiamo “la morte dell’essere”, è accaduta la morte dell’essere nel pensare astratto, nel pensare intellettuale. Per questo diciamo: è quel processo indicato prima come interiorizzazione, che viene dal passaggio dall’anima senziente passando per la quarta epoca [di cultura, la greco-romana], per arrivare all’anima cosciente (18:40). In questo processo però avviene qualcosa di straordinario che è il vero frutto di questo lavorio e che in questo modo l’uomo sviluppa la sua autonomia interiore. L’uomo, in questo mondo morente dei suoi pensieri, in cui non ha più alcun rapporto con il mondo intellettuale, che è completamente staccato dal il mondo divino, può afferrare se stesso nel tempio della propria anima. Quindi potremo dire “la piena coscienza dell’Io è il frutto, il vero risultato dell’anima cosciente”. E questo ci viene esemplarmente indicato da Rudolf Steiner se voi leggete attentamente La Scienza Occulta, quando parla dell’anima cosciente in maniera estremamente tuonante, ci porta incontro a questa verità sconvolgente che tutti noi possiamo confermare: […] “nell’anima cosciente comincia a  rivelarsi la vera natura dell’Io, questa si rivela per gradi”. Sapete che alla fine della vita lo Steiner disse che la sua Scienza Occulta poteva essere indicata come Scienza del Graal. Graal, si è discusso molto sull’etimologia, per molti viene da gradali (a gradini), tanto è così interessante che proprio qui, dove viene caratterizzata l’anima cosciente dice: “nell’anima cosciente comincia come una sorta di alba spirituale a rivelarsi la vera natura dell’Io, ciò che così penetra come una goccia nell’anima cosciente è quello che La Scienza Occulta chiama Spirito”.

 

Sono  frasi sconvolgenti, potremo dire solamente ai vertici di questa evoluzione culturale che noi chiamiamo “sviluppo dell’anima cosciente”, comincia a rivelarsi nell’uomo la vera natura dell’Io, comincia a gocciolare lo Spirito. Ecco come dicevamo prima, arriviamo al vertice della vita dell’anima, e c’è un velo sottilissimo oltre il quale fa luce il mondo dello Spirito. Quindi una grande differenza che avviene rispetto all’uomo antico, se pensate che una delle cose più tipiche del mondo antico, delle iniziazioni antiche, fino al tardo medievale, era un sacro timore nei confronti dell’Io, c’era un timore-orrore nei confronti dell’Io e nelle antiche iniziazioni, per questo motivo, l’Io veniva sempre escluso, sacrificato. Così come più tardi anche nel cammino mistico, proprio nei confronti di questa forza dell’io (e capiremo perché c’era questo timore, questa paura) si arriva a questo atteggiamento in cui le iniziazioni antiche escludevano, sacrificavano, mettevano da parte, l’Io dell’uomo.

 

Steiner in una conferenza mette in bocca agli ascoltatori questa domanda e ci fa capire perché l’Io abbia questa forza dirompente, e la domanda è : “da dove origina l’Io?” e la sua risposta ci lascia sgomenti: “per il fatto che l’essere umano può immergersi in un caos di distruzione, si cova questo Io. Questo Io deve venir temprato, indurito in quel mondo che è presente all’interno dell’uomo che è il mondo del focolaio di distruzione”.

 

Quindi l’Io ha a che fare con un profondo focolaio di distruzione all’interno dell’uomo. Questo focolaio di distruzione diventa comprensibile se consideriamo che l’Io comincia a presentarsi, a svelarsi all’anima nel momento in cui lui parla di coscienza, e questo è il rapporto con il corpo fisico, che l’Io contempla quelle forze di distruzione e di morte, che sono le forze che tengono insieme la materia fisica. Quindi è un potenziale altamente distruttivo nei confronti del quale l’uomo deve avere o ha dovuto cercare il tempo di riuscire a reggere questo urto travolgente. Ed è talmente vero questo fatto che come molti studiosi hanno giustamente osservato, tutta la civiltà occidentale dell’ultimo secolo è una civiltà che propaga la morte. Queste forze non riconosciute, non trasformate, vengono esternate. Questo focolaio di distruzione, che dovrebbe essere la chiave per svelare ciò che non è ancora Io (il non Io), nella misura in cui gli uomini non affrontano questo, queste forze vengono riflesse nel sociale. E tutto il potenziale di distruzione, le forze di morte che sono insite, seppellite nella materia, diventano poi forze che operano nel sociale. (24:35).

 

Questa esperienza drammatica dell’anima di coscienza, dove l’uomo si trova di fronte all’abisso, Steiner parla dell’abisso del nulla, Steiner stesso l’ha attraversato. Lui nel suo modo così parco di parlare di se stesso, nella sua biografia descrive come ha attraversato un periodo durissimo di prove e lotte interiori dal 1897 al  1900. Steiner era già passato attraverso l’esperienza fondamentale, che è la prima esperienza soprasensibile dell’uomo moderno, che è l’esperienza del pensare, e questa esperienza interiore, la prima esperienza chiara, moderna del mondo soprasensibile che era quella che poi è arrivata alla pubblicazione della Filosofia della Libertà, e Steiner aveva già compiuto questo passo però arriva anche lui all’abisso del nulla. Dice: “I pensieri morti (questa esperienza del pensare intellettuale, del cadavere del pensare), possono venir afferrati dall’uomo e venir utilizzati per la libertà, ora ci si sperimenta come piena tragedia cosmica, quale cadavere dell’anima”…

 

Una frase riferita a se stesso… Ci rendiamo conto del dramma interiore di un uomo che arriva a fare fino in fondo l’esperienza di morte, di questi pensieri morti di cui noi siamo debitori della nostra piena coscienza in cui però l’uomo, all’interno di questo mondo di morte arriva solo al nulla, arriva all’abisso, arriva alla contemplazione di questo focolare di distruzione, e di fronte a questo abisso l’uomo ha solamente due strade: o viene ingoiato dall’abisso, non c’è nulla, il legarsi a queste forze di morte (credo che non ho bisogno di fare tanti esempi di quante persone, anche interiormente coerenti, artisti, letterati, personaggi della nostra epoca, hanno fatto quest’esperienza tragica, e non riuscendo a trovare ciò che porta al di là dell’abisso, si sono tolti la vita, sono precipitati nell’abisso, sono impazziti. E’ il destino tragico (in parte) anche di Nietzsche. Oppure c’è un’altra via; superare l’abisso, superare la morte. E Steiner in una lettera privata, descrive queste sue lotte interiori e parlando di se stesso afferma di aver fatto fino in fondo quest’esperienza del nulla, dell’abisso, del nero più assoluto, della morte interiore e dice cosa è stato per lui la vicenda. Con quella modestia con cui parla di se stesso dice: “Dopo 5 anni di gravi crisi e lotte interiori, potei in questo periodo di prove, solo procedere in avanti ponendomi davanti all’anima nella mia contemplazione spirituale l’evoluzione del cristianesimo”.

 Per Steiner questa è stata una prova durissima, lui era un anarchico fondamentalmente, uno spirito laico diremo oggi, quindi era stato educato (anche se aveva avuti rapporto molto intenso con le forme religiose del suo tempo, come ci dice nella sua autobiografia), però era uno spirito spregiudicato, uno spirito libero. Non gli è stato per nulla facile immergersi in questa realtà del cristianesimo. E lui con questa frase così scarna fa capire come l’esperienza della Filosofia della Libertà l’aveva condotto all’accuso della esperienza interiore della libertà, però di fronte all’abisso dell’essere. E per superare questo abisso dell’essere l’unico ponte è stato di immergersi nei misteri del cristianesimo. Infatti dice più avanti ne La mia Vita che la Filosofia della Libertà non andrebbe mai studiata da sola, ma le andrebbe sempre messa accanto un altro testo che rappresenta: uno la possibilità di fare l’esperienza dell’abisso del nulla, l’altra la possibilità del superamento. E quest’altro libro da mettere accanto e che conferma il patto così violento è quello che conosciamo come Il Cristianesimo come fatto mistico.   (29:30)

 

Torniamo alla nostra anima cosciente, quindi l’anima cosciente (abbiamo visto) vive in una intensa tensione polare tra natura e spirito, luce e tenebra, una lotta un contrasto … come dicevo Michele ci presenta un’immagine archetipica dai moltissimi significati in cui nell’immagine si nota che Michele lotta con il Drago. E come ho detto all’inizio, nelle prime parole, Rudolf Steiner ci fa capire come ogni nuovo impulso che si inserisce nella Storia, non è altro che una ripetizione, una ricapitolazione dei fatti precedenti. E che oggi l’uomo che vive nell’anima cosciente, che la deve portare a completo sviluppo (“il compito dell’epoca attuale è l’iniziazione dell’anima cosciente”), -e questo può avvenire solamente per discesa dello Spirito - deve prima ricapitolare, ri-sperimentare quello che è avvenuto nelle fasi precedenti. Solamente in questa ricapitolazione è possibile portare qualcosa di nuovo.

 

(30:45) Ed ora adesso voglio ripercorrere con voi alcune tappe fondamentali, che Steiner descrive in un ciclo interessantissimo, che è l’Opera Omnia 144 (non ancora tradotto in italiano): I misteri dell’Oriente e del Cristianesimo, descrive questo processo, caratterizzando in maniera molto precisa, il periodo contiguo dell’anima senziente e dell’anima razionale-affettiva perché ci indica che per capire il dramma dell’anima cosciente nel suo contrasto, bisogna capire da dove parte il problema e il problema viene da molto lontano.

 

La terza epoca di cultura: l’epoca egizio-caldaica aveva come compito, come sappiamo, l’evoluzione dell’anima senziente. L’iniziazione di quell’epoca avveniva a livello dell’anima senziente. Steiner ci descrive in questo ciclo di conferenze, l’iniziazione di Hermes che avveniva in quattro tappe che voi tutti conoscete:

  1. La prima tappa era il passaggio per l’esperienza della morte
  2. il passaggio per il mondo elementare era la seconda tappa
  3. la contemplazione del sole di mezzanotte era la terza
  4. e la quarta era l’incontro con i dei superi e inferi.

E cosa ci dice di questa iniziazione egizia. L’iniziazione di Hermes custodiva i misteri del corpo stellare, i misteri dello zodiaco, dell’influenza dello zodiaco, dei pianeti, dell’influenza delle forze del sole e della luna nel passare attraverso i segni zodiacali. L’iniziato egizio, quando usciva fuori dalla sua corporeità, dal corpo fisico-eterico, arrivava (dopo queste prime esperienze drammatiche: l’esperienza della morte e il turbine degli elementi), arrivava a questa esperienza spirituale che noi chiamiamo la contemplazione del sole di mezzanotte in cui l’iniziato arrivava a percepire gli esseri solari. Arrivava a concentrare il proprio spirito io come elemento solare-stellare nella sua vera entità. Si contemplava nella sua solarità e nello stesso tempo aveva un’esperienza necessaria, che per un iniziato antico era profondamente beatificante. Sperimentava che quelle stesse forze solari, agivano irradiando di forze di vita il corpo fisico e il corpo eterico dell’uomo.

Poi ci viene descritto come ad un certo momento di questa esperienza iniziatica si arrivava fino ad un certo limite: l’iniziato o l’iniziando sperimentava qualcosa che si può descrivere in questa parole: “adesso tu hai sperimentato la tua natura solare, hai sperimentato le forze spirituali che risanano, agiscono nel tuo corpo fisico-eterico, adesso puoi entrare in un luogo più sacro, puoi entrare in un luogo dove ti puoi sentire unito con un’altra forza, un’entità che lavora dentro di te e che ti accompagna da un’incarnazione ad un’altra, un’entità che non lavora nel tuo corpo fisico-eterico ma nell’anima (nel corpo astrale). E in questa entità in cui tu ora puoi penetrare risiedono le forze che conducono l’anima da una morte a una nuova nascita, illuminano (Steiner parla di luce e calore) e riscaldano l’anima dopo la morte, portandola a una nuova nascita”.

Ci dice che l’iniziando a questo punto del cammino, di fronte a questa entità a questo limite, sperimentava la nascita nell’anima di una profonda domanda, una domanda riferita alla sua conoscenza: “Chi sei tu?”, questa domanda la rivolgeva al proprio essere, ma questo essere rimaneva muto. Ad un certo momento del cammino di iniziazione, la tensione interiore con cui rivolgeva questa domanda riferita all’auto-conoscenza, permetteva di superare questo velo, l’iniziando si univa, si immergeva a quest’entità che diventava ora percepibile, e dopo un certo periodo di tempo, quest’entità generava un nuovo essere. E quest’esperienza di esser passati attraverso un’entità muta che si poneva la domanda sul suo stesso essere, la possibilità di attendere di unirsi a questo essere e l’esperienza che qualcosa di nuovo si generava, era un’esperienza – dice – che si faceva sempre nelle iniziazioni antiche.

Quest’entità muta alla quale l’iniziato stava di fronte era Iside, e che cos’è che nasceva da Iside, lo voglio leggere con le parole di Steiner: “si percepiva questa nascita come il risuonare in tutti gli spazi della musica delle sfere e il suo accompagnarsi alla parola cosmica. La parola cosmica creatrice che compenetra gli spazi e riversa nelle entità tutto ciò che vi deve essere riversato, di come deve venire riversata nel corpo fisico e nel corpo eterico, l’anima,  allorché sia passata per la vita e per la morte e nuova nascita, tutto ciò che dal mondo fisico esteriore deve venir riversato dal mondo spirituale affinché ciò che si è riversato diventi interiore-animico”.

Cioè l’iniziato si trova di fronte al mistero della parola creatrice, ma è anche il mistero della nascita dell’anima. Questa parola, questo essere è quello che nella antica iniziazione di Hermes era l’apparizione di Osiride.

 

Quindi questo era la profonda esperienza che l’iniziato poteva fare durante i misteri egizi […] E poi sapete – e questo è scritto in molte conferenze – come ad un certo punto dell’evoluzione egizia, i mondi spirituali rimangono desolati. L’iniziato non riesce più … arriva  fino al contatto di questo essere, ma questo essere rimane muto, non genera più la forza della Parola e qui c’è un’esperienza tragica, drammatica dell’iniziato egizio che trova il mondo spirituale abbandonato (una landa desolata). Sapete che da allora in poi gli iniziati presero il nome di Figli della Vedova. Che cosa era accaduto? Era accaduto quello che sappiamo: questa forza, l’Essere Solare, la Parola Creatrice stava scendendo dal mondo spirituale verso la Terra. Ma questa discesa, quest’abbandono dell’essere solare, che si cala, che deve scendere nel terrestre, ora ha trovato una delle sue tante rappresentazioni nel mito di Osiride. Viene strappato Osiride, viene smembrato e Iside deve cercarlo e ricomporre i pezzi. Questa Parola abbandona questa realtà solare, Steiner parla di un fiume che si inabissa: “questo fiume si inabissa e come in natura, scorre nascosto sotterraneo per tanto tempo e poi affiora. Che cos’è che affiora? Quando affiora? La Sacra Coppa del Graal non è altro che l’affiorare di questo fiume sotterraneo della parola dell’essere solare che si è immerso nel terrestre e riaffiora come Sacra Coppa del Graal”.

 

Qui avviene questo processo però contemporaneamente avviene un altro grande processo: il mondo spirituale viene lentamente abbandonato da qualcosa d’altro, non è solo l’essere solare che scende verso il terrestre,  ma un’altra solarità del cosmo – se voi pensate che l’esperienza dell’iniziato era quella di compartecipare a tutti gli esseri solari, al dialogo tra le gerarchie, alla solarità del cosmo (l’insieme dei pensieri delle gerarchie, quello che noi in antroposofia chiamiamo l’intelligenza cosmica che era stata sempre amministrata da quella potenza ???centrale??? , che nella nostra tradizione chiamiamo Michele) – in questa solarità dell’intelligenza cosmica, anch’essa segue i destini terreni della Parola. Sappiamo che Michele si rassegna ad uscire dal sole, [per cui le anime] non percepiscono solamente dolorosamente l’abbandono delle forze della Parola (si oscura il mondo spirituale), ma si assiste anche allo sfuggire di mano dell’intelligenza cosmica, dell’amministrazione dell’intenzioni delle gerarchie, che adesso devono ???stanziarsi??? all’interno delle anime [umane] e abbiamo visto prima che cosa ha comportato questo, che c’è stato lo spegnimento dell’antica chiaroveggenza a favore dell’accendersi del pensare umano individuale.

 

Il ???Michele??? si rassegna al fatto che questa intelligenza gli sfugga di mano e debba diventare qualcosa che cade nel cospetto interiore dell’uomo. Però Michele guarda al futuro e si serve di due grandi correnti che in qualche modo, devono mantenere questo fiume che adesso non è più un fiume sotterraneo …, la solarità che adesso è presente sulla terra e deve venire custodita e portata avanti. E queste due grandi correnti sono una la corrente della Tavola Rotonda di Re Artù – e Steiner ci dice “la Tavola Rotonda di Re Artù è stata la più elevata scuola pedagogica  per l’anima senziente. Tutte le immagini che sono raccolte nella saga del mito di Re Artù con i cavalieri, abbiamo tutte le lotte e i contrasti che riguardano l’iniziazione dell’anima senziente”. Quindi i cavalieri di re Artù della Tavola Rotonda erano i portatori di queste forze spirituali del quorum stellare dello zodiaco, re Artù e la moglie Ginevra erano i rappresentanti delle forze spirituali del sole e della luna in questo rapportarsi con i segni zodiacali. Quindi Michele aveva bisogno da una parte di una corrente spirituale solare che gli garantisse il controllo cosmico delle intelligenze, che mantenesse un certo tipo di collegamento, e questa fu la funzione dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Tutti i combattimenti di questi cavalieri, le lotte contro i mostri e i draghi non sono altro che allegorie di processi interiori attraverso cui si purificava, si trasformava l’anima senziente.

 

E poi abbiamo un’altra corrente, questa corrente è la corrente vera e propria del Graal, in cui le forze adesso non sono più le forze cosmiche di cui i cavalieri della tavola rotonda erano ancora i portatori, loro erano i portatori di un cristianesimo ancora cosmico stellare ???????????, adesso nella cerchia dei Cavalieri del Graal, abbiamo il mistero di queste forze della solarità sono entrate nell’anima, sono entrate nel sangue, e all’interno di queste forze individuali interiori, deve venir ricercata l’intelligenza cosmica. Cioè l’uomo entra a poco a poco, nel passare attraverso le epoche, in un momento drammatico in cui non c’è più un equilibrio tra l’elemento celeste e l’elemento umano, ma qualcosa di cosmico, di spirituale si seppellisce all’interno delle coscienze.

 

Il culto solare rappresentato dalla Corrente del Graal, viene portato in un altro strato della vita dell’anima, non è più l’anima senziente, ma è l’anima razionale-affettiva, quella parte dell’anima che l’uomo sviluppa nella quarta epoca.

Quest’anima razionale-affettiva, a partire dal periodo greco-romano in cui comincia a svilupparsi venendo verso il medioevo in avanti, subisce una profonda trasformazione, si interiorizza. E questo ha un risvolto drammatico. Mentre l’anima razionale e poi affettiva inizialmente consisteva ancora in una certa armonia col mondo della natura, col mondo sociale, col mondo fuori e dentro di noi. Nel momento in cui l’evoluzione dell’anima procede, ha luogo un processo di interiorizzazione e questa interiorizzazione crea però una profonda lacerazione all’interno di questa anima. Non a caso è un’anima doppia: anima razionale e anima affettiva. Questa lacerazione è da vedere nel modo più eclatante in un contrasto così grande che è quasi incolmabile … da una parte abbiamo la capacità di pensare, i concetti chiari (se pensate alla filosofia greca),  dall’altra si innesta il cristianesimo (questi viene salvato dal corpo della fede). Quindi non c’è un contrasto più grande tra questa vita in concetti chiari e il mistero del Golgota che a tutta prima sarà vissuto dall’anima affettiva, dalle forze della fede. Si crea poi tutto quello che caratterizzerà il medioevo: la contrapposizione tra il mondo delle idee e il mondo della rivelazione. Si crea una frattura nella centralità dell’anima. Voi sapete che questa frattura dolorosa – che poi vedremo è la base dei drammi dell’anima cosciente – ha animato o ha fatto fare dei sogni inquieti al grande Tommaso d’Aquino che ha lottato tutta la vita in direzione di questo e quasi alla fine della vita, la domanda fondamentale che si poneva era “come rendere cristiano il pensare?” che si era creata appunto questa frattura.

Quindi inizia nel periodo dell’anima razionale-affettiva, una profonda frattura all’interno dell’anima che viene descritta in maniera molto precisa da Steiner ne’ La Scienza Occulta : “Due mondi per così dire, si sviluppano nell’interiorità umana. Uno è rivolto all’esistenza fisico-sensibile, l’altro è ricettivo alle manifestazioni della spiritualità”. Si crea una ferita, una frattura. E così come Steiner ci dice che i cavalieri della tavola rotonda stanno a rappresentare le forze che spiritualizzano l’anima senziente, quindi le immagini della trasformazione dell’anima senziente sono velate in tutti quelli che sono i personaggi, le vicende dei cavalieri della tavola rotonda, adesso esiste un mito, esistono delle immagini poderose in cui sono ascritte tutte le lotte i contrasti, le prove interiori che sono l’estrinsecazione di questa frattura che si è venuta a creare nell’anima razionale-affettiva. E queste sono le immagini del Graal.

L’esempio più classico di questo è la ferita di Amfortas. Amfortas ha una ferita, lui è mantenuto in vita dalle forze del Graal, ma questa ferita non può risanare, perché queste due fasi in cui dice Steiner, i cavalieri della tavola rotonda purificano l’anima senziente, le immagini del Graal rappresentano le lotte interiori dell’anima razionale-affettiva e la rappresentano in quella fase in cui tutta l’umanità è diventata inferma. E questa infermità, questa ferita, questa profonda ferita di Amfortas sarà sanata solamente quando l’iniziazione dell’anima cosciente – Parsifal colui che unirà la corrente del Graal con la corrente di re Artù, riuscirà a portare questa guarigione profonda. Steiner ci dice che questa frattura avvenuta nell’anima razionale-affettiva è presente in ognuno di noi. In ognuno di noi vive la ferita di Amfortas e questa ferita così profonda perché spezza l’anima in due parti, è quella che crea le basi di tutta la drammaticità dell’anima cosciente. L’anima cosciente deriva la sua drammaticità, non solo perché vive nella ascensione polare tra l’Io e corpo fisico, ma perché sotto esiste una ferita che continua a sanguinare.

Steiner ci fa notare un’altra cosa. Prima avevamo descritto l’esperienza di profonda beatitudine che aveva l’iniziato nell’iniziazione di Hermes quando contemplava le forze divino-spirituali che risanavano, davano vita al suo corpo fisico-eterico. Dice “tutto questo non c’è più, l’iniziato moderno che si eleva ai mondi spirituali distaccandosi dalla propria corporeità non sperimenta più la beatitudine, ma una profonda inquietudine”.

 

“Come mai? Da dove viene questa profonda inquietudine?”. Viene dal fatto che a seguito del sedimentarsi delle vite e dei periodi di cultura, non c’è più qualcosa di vivo all’interno del fisico-eterico, ma si sono create delle correnti – parla quasi come di cordoni nervosi, che sinceramente non sono fisici – delle correnti di forze di morte, di qualcosa che si è estraniato a livello dell’anima. L’anima ha perso la capacità di vivificare certe parti del fisico-eterico e l’anima non ha più controllo, non ha più dominio su queste parti che tendono per loro natura ad andare verso la morte.

 

(51:30) Steiner ci fa presente che questo contrasto fra la parte sana, che risanava ancora le anime e la parte morente, malata, sfuggita al controllo dell’anima, con tutti i disordini che potete immaginare, nella sagra del Graal era rappresentata dal contrasto tra Castello di Monte Salvato e Castel Marvel. In questo contrasto non si esprimeva altro che tutte le lotte all’interno dell’anima razionale-affettiva, tra questa parte sana e questa parte malata. Dice: “questa è la caratteristica dell’anima moderna”. Noi abbiamo nell’anima una profonda lacerazione, una parte di noi può continuare a purificarsi a elevarsi, a raggiungere la bellezza, le somme dell’iniziazione; e una parte può rimanere incatenata nelle passioni più tremende.

Nel momento che si è verificata nella storia dell’umanità questa frattura, è avvenuto un altro fatto singolare – ecco perché parla di distretti fisico-eterici spostati alle forze dell’anima. (53:00)

 

Nel momento in cui l’anima perde il controllo di queste forze dell’anima, le forze dell’ostacolo, che come dice Steiner, nell’epoca diretta da Lucifero prima si annoiavano, adesso entrano prepotentemente, si impossessano di queste parti morte e quindi divaricano ulteriormente i lembi di questa frattura. E Steiner dice anche un’altra cosa che ci da molto da pensare, che proprio quelle anime che nelle incarnazioni precedenti avevano avuto una vita particolarmente armonica, una certa armonia tra vita interiore e vita esteriore, sono proprio queste anime che nella incarnazione successiva sono sottoposte alla più feroce ????desaguna????.

 

Questo secondo me ci permette di dire due cose importanti che tra di noi ci possiamo dire, una ce la porta Steiner: Goethe sapete nel Faust espresse molto bene questa sua esperienza quando dice “due anime vivono nel mio petto”. Steiner parlando della biografia di Goethe dice: “Goethe era una persona che poteva elevarsi e scrivere la fiaba del serpente verde, o le ultime parti del Faust e dall’altra – dice – aveva delle passioni – Steiner usa questa espressione – umane troppo umane. Cadeva in un ???umano???. C’è una lettera in cui Goethe era assolutamente consapevole di questo. Una lettera indirizzata a Franz von Stein e dice: “ora ho bisogno ogni ora di più del tuo amore per potermi opporre agli spiriti maligni che mi attaccano”.

Quindi vuol dire che la lacerazione avvenuta all’interno dell’anima razionale-affettiva che fa che ognuno di noi viva la ferita di Amfortas, rende ragione che l’elemento moderno dell’anima è caratterizzato da un’estrema tensione polare e da effetti estremamente contraddittori. Questo dovrebbe portarci anche nella nostra vita ad una profonda umana tolleranza. Tante volte nelle nostre scelte siamo inclini ad un moralismo che probabilmente di antroposofico ha veramente poco, rigurgiti di impregnazioni culturali che abbiamo assorbito dalla cultura. Il fatto stesso che Steiner ci dice “state attenti! l’auto-conoscenza oggi diventerà sempre più difficile sempre più drammatica, perché questo solco diventerà sempre più ampio e gli uomini faranno sempre più fatica a tenere in equilibrio in questi due lati”.  Quindi abbiamo questa situazione, la ferita di Amfortas non guarisce perché la ferita rimane all’interno dell’anima razionale-affettiva. Solamente il portatore dell’anima cosciente (ma un’anima cosciente che adesso viene iniziata, perché come abbiamo visto i cavalieri della tavola rotonda erano una scuola pedagogica per l’educazione dell’anima senziente nel senso più elevato, mentre i cavalieri del Graal erano immessi nei problemi dell’anima razionale-affettiva, ora la nuova iniziazione è l’iniziazione dell’anima cosciente), l’anima cosciente deve venire cristificata, deve diventare anima immaginativa e il rappresentante di questo è colui che si contrappone alla cerchia dei dodici. Non c’è più il cosmo con la sua armonia, è l’Io singolo – il Parsifal – che unisce queste due correnti, usa come basamento interiore, il portato dell’iniziazione avvenuta a livello dell’anima senziente e a livello dell’anima razionale[-affettiva], perché queste sono le basi su cui può innestare la nuova iniziazione dell’anima cosciente e solamente questa sarà in grado di risanare la ferita. Sapete per inciso che Chretien de Float non ha completato il suo racconto sul Graal e che Wolfram von Eschenbach lo completa, ma non solo lo completa ma trasforma profondamente la parte centrale (57:40). E uno degli elementi più singolari è che mentre nell’autore precedente la cerca di Parsifal era motivata dalla domanda sulla lancia e sul Graal.  Voi sapete che la cerca di Parsifal per Wolfran von Eschenbach è motivata dalla compassione per la ferita di Amfortas e costui ha colto l’aspetto più esoterico, più profondo, il vero motivo della cerca per cui noi tutti oggi siamo – come dice il vangelo – dei mendicanti dello Spirito, siamo tutti dei personaggi alla cerca che come il Parsifal, nasce dalla esperienza della ferita.

 

Dice espressamente: “l’uomo dei nuovi tempi porta questa doppia natura in sé: Parsifal anelante e il ferito Amfortas, nella nostra anima razionale-affettiva, nelle profondità della nostra interiorità e devono incontrare l’uomo moderno ferito nel corpo dell’anima l’Amfortas e il Parsifal ispiratore dell’anima cosciente. Ed è così che l’uomo, per conquistare la libertà deve passare attraverso la ferita di Amfortas e deve imparate a conoscere in sé Amfortas, per imparare a conoscere il Parsifal”.

Quindi non dobbiamo eliminare da noi, staccarci … Il compito della nuova iniziazione non è questo! Sapete che ci sono tre immagini straordinarie che a riguardo potrei mettere qui sul tavolo, perché sono adatte alla festa di oggi e che stanno a rappresentare anche qui un mutamento profondo: Mitra che sgozza il toro, poi abbiamo Michele con il drago e poi abbiamo l’Agnello Sacrificale.

 

         

        

(59:38)

C’è una bellissima statua – gli artisti la conosceranno senz’altro – nei commenti della storia dell’arte dove Rudolf Steiner presenta una tavola dei fratelli ???Von Haim???, dove su un altare c’è l’agnello sacrificale e Steiner fa proprio questa sottile differenza per mostrarci che cosa è avvenuto anche lì, nel passaggio dall’antica alla nuova iniziazione, lui dice “adesso Mitra con il pugnale uccide il toro, fa uscire il sangue”, quindi vuol dire che nei tempi antichi l’uomo sacrificava se stesso, uccideva in sé la propria natura inferiore per elevarsi nel mondo spirituale. Questo oggi non è più possibile! Nel passaggio attraverso il mistero del Golgota, non abbiamo noi lo sgozzamento del toro, abbiamo l’agnello che da sé versa il sangue. E’ un passaggio straordinario che va nella direzione di quello che dicevo prima, cioè del riconoscere che noi abbiamo questa profonda ferita, che una parte di noi può essere incline alle profusioni più torbide, più materiali e un’altra può già elevarsi alle altezze più spirituali. Il compito non è quello di uccidere la natura inferiore, come nell’antica iniziazione, ma quello di trasformare … perché il sangue dell’agnello sia immerso nella terra, non sia staccato con orgoglio dall’elemento terrestre. [Morendo senza spargimento di sangue, cioè impiccandosi, ad esempio Giuda trattenne per sé il proprio sangue].

 

Bene! Questi erano i retroscena spirituali che Steiner ci presenta per comprendere l’elemento di luce e di ombra quindi il contrasto così forte dell’anima cosciente e dobbiamo vedere da dove questo parte. Abbiamo visto che proprio nel periodo della formazione dell’anima razionale-affettiva si crea questa profonda frattura nell’anima che continua a irradiare nell’anima cosciente. Abbiamo visto che l’anima cosciente nasce dal rapporto con l’Io e la propria corporeità, nell’anima cosciente comincia a gocciolare lo Spirito, comincia a manifestarsi la natura dell’Io, questo significa che nel momento in cui si sviluppa l’anima cosciente  - e adesso cerchiamo di vederlo anche nel concreto cosa può capitare – l’Io afferma sempre più se stesso, ma nell’affermare sempre più se stesso abbiamo quel fenomeno clamoroso che noi tutti sperimentiamo sulla nostra pelle, cioè che l’anima cosciente in una sua lunga fase in cui siamo ancora profondamente immersi, sperimenta la sua anti-socialità.

Questo lo si può vedere molto bene perché nel momento in cui la scienza e l’attenzione dell’uomo si rivolge al mondo fisico, scopre la natura, nasce la scienza, nasce la tecnica, le personalità si affermano, ma questo significa che l’Io si rende conto anche dei propri bisogni individuali e questi diventano sempre più intensi e richiedono di essere sviluppati. Sapete che l’ultimo arto che si sviluppa come risultato dello sviluppo dell’anima cosciente è l’Economia: la vita economica che cerca di soddisfare i bisogni individuali, potremo dire all’estremo abbiamo il liberalismo come espressione di un individualismo liberalizzato. Qui l’uomo è completamente incatenato ai suoi bisogni, ai suoi istinti egoistici, e questi immediatamente entrano in conflitto con la comunità. Noi abbiamo sperimentato con timore e con orrore tutto questo e nella vita europea abbiamo creato… come dire “per toglierci dal gelo siamo finiti in mezzo alle fiamme!”, abbiamo inventato il socialismo, che non è più l’egoismo dell’individuo ma l’egoismo della comunità. Abbiamo incatenato l’uomo, il mondo al suo istinto, l’abbiamo incatenato all’idea, abbiamo avuto l’ideologia. C’è un bellissimo passo in cui voglio tacervi il nome di colui che l’ha scritto perché suonerebbe male in una città come Roma, poi in confidenza ve lo dico, però ha colto con estrema precisione questo dramma dell’anima cosciente che si muove tra affermazione di sé e negazione della comunità (o viceversa). “L’individualismo cerca di proteggere il bene del singolo dalla comunità, il totalitarismo di proteggersi dall’individuo nel nome del bene comune. Tuttavia nel fondo di questi due sistemi di pensiero e di comportamento, hanno un’identica concezione dell’uomo, cioè una concezione anti-cristiana”. E con che lucidità questi paradossi che vivono all’interno della nostra scienza: il bisogno di totalità e la negazione di questa.

 

Poi ci sono alcuni fatti importanti che dobbiamo aggiungere, che spiegano ulteriormente il contrasto esistente nell’anima cosciente, che viene da lontano (come abbiamo visto), ma sul quale poi s’innestano dei fatti spirituali importanti che conosciamo e che in questa giornata vale la pena di ricordare. Nel 1879 inizia la reggenza di Michele (Michele regge di nuovo le sorti dell’umanità) e in questo stesso periodo ha fine una lunga lotta spirituale che si è verificata tra Michele e le schiere di Ahrimane. Una lotta spirituale che si è protratta per un lungo arco di tempo, dice Rudolf Steiner “finisce nel 1879, Michele ottiene la vittoria sulle potenze ahrimaniche, i cieli vengono depurati da queste forze, però questi esseri vengono scagliati sulla terra. Quindi noi dobbiamo, oltre a tutto quello che ci siamo detti, fare il conto che oggi come uomini del presente, viviamo in un’epoca in cui queste schiere di esseri sono stati precipitati nelle nostre coscienze e nelle anime degli uomini. Quindi la lotta i Michele con il drago e con le potenze ahrimaniche, è presente oggi all’interno di ogni singola coscienza umana. Dentro di noi è presente una lotta, un contrasto che conduce l’uomo all’illusione e a tutte le forme di menzogna, ma anche come primo risultato, ad un’immagine deformata del proprio Io, perché la lotta che avviene all’interno delle coscienze è la lotta nei confronti della natura interiore dell’uomo. Abbiamo visto che nell’anima cosciente comincia a gocciolare, comincia a rivelarsi appena appena questa natura dell’Io, è un Io pallido e subito l’uomo viene irretito da queste forze che rimandano una immagine completamente deformata del proprio Io. E quest’immagine deformata che ci costruiamo del nostro Io, non solo ci allontana dal nostro essere, ma è quella che ci crea dei problemi nella società.

 

In una conferenza del 1918 Steiner lo riassume così: “L’uomo dei tempi antichi, sebbene in forma oscura e non in pieni concetti coscienti, trovava ancora il suo Io, l’uomo trova ora solo l’immagine rispecchiata [S.Paolo: come in uno specchio] del suo Io. Così l’uomo si muove verso un’epoca sociale, così che in futuro dovrà dirsi: «il mio sé è presso tutti coloro che incontro la fuori, in misura minima è dentro di me!»”. Quindi vedete qui in maniera sintetica il significato di quello che vi ho detto, cioè questo motivo che all’interno dell’anima cosciente, l’Io si desta se stesso, ma nel destare se stesso, non è solo, si svolge nella sua anima una lotta potente tra la possibilità che l’Io riesca a scoprire veramente la sua natura, che come dice qui l’uomo trova se stesso non in una introspezione psicologica dove vige solo un gioco di specchi, ma il mio Io e fuori di me in quella rete di esseri del destino che scava nel proprio incontro. Ecco di nuovo un respiro tra socialità e anti-socialità.

Se questo non avviene l’uomo si afferma solamente come ego, si sperimenta solamente come prodotto degli antenati, come prodotto della storia, arriviamo a tutte le forme di determinismo che conosciamo noi oggi, alle forme di naturalismo e razzismo. Oserei dire che la forma nuova di razzismo che c’è oggi, assolutamente intoccabile – ma è la forma più virulenta e perversa – è la genetica. La genetica moderna è la forma più raffinata del razzismo.

Quindi abbiamo questo evento clamoroso che getta ulteriormente scompiglio nelle anime, che ha a che fare con la caduta degli spiriti delle tenebre, però dall’altra – come succede in natura, succede anche nell’anima umana – le ombre sono nette quando le luci sono forti. Quindi quando ci sono dei grandi coni d’ombra, dei grandi contrasti, anche la luce è altrettanto forte. Quindi noi adesso carichiamo molto su questi aspetti più cupi, più drammatici, ma dall’altra, nel momento in cui viene questo oscuramento profondo nelle coscienze umane, si apre anche una nuova epoca di luce. E questo è un altro evento straordinario che voglio menzionare e che dice Steiner: “lì venne predisposto il karma del presente”, il destino dell’umanità del presente, Steiner fa riferimento all’anno 869, nel quale avvennero due fatti clamorosi: un fatto terreno che è il Concilio di Costantinopoli che come voi sapete, l’immagine paolina dell’uomo pneumatico (il riferimento spirituale) venne in qualche modo escluso, ma questo è solo il riflesso terreno di un evento soprasensibile: “ci fu una lotta nei cieli tra le schiere di Samaele e le schiere di Michele”. Samaele è l’arcangelo di marte e questo fatto fece sì che tutta una schiera di esseri si ribellarono al Michele e si collegarono a Samaele. E questo è un fatto clamoroso perché questa lotta è una lotta che riguarda i rapporti interiori dell’uomo con le forze solari. Laddove viene perso il rapporto con Michele, con le forze solari, l’uomo perde la capacità di arrivare alle origini, alle sorgenti del proprio essere. E quindi nascono le basi di karma del presente, l’uomo si identificherà esclusivamente con ciò che gli viene dalla corrente ereditaria del sangue. E questo fatto – dice Steiner – aveva ancora un antecedente perché già nella terza epoca [di cultura] era avvenuta una ribellione nella sfera degli angeli e una serie di gerarchie angeliche, di nuovo si divisero da Michele. E quali sono le conseguenze di questi fatti spirituali occulti? Venne portato disordine nel karma umano.

 

Si creò disordine nel karma umano, per cui al di là di tutto quello che ho detto prima che già il disordine nasce dal fatto che nell’anima cosciente andiamo a pescare in questo serbatoio di forze di distruzione, di morte, del fatto che nell’anima cosciente sperimentiamo l’acuirsi della ferita di Amfortas, del fatto che nell’anima cosciente viviamo il contrasto tra socialità e anti-socialità, se non bastasse ancora tutto questo, si è creato un destino nei mondi spirituali che grava sugli uomini e porta disordine sul karma. Steiner dice che uno dei tanti motivi per cui ha creato i gruppi antroposofici è che nei gruppi antroposofici si cominciasse con tutta la fatica, le delusioni, le amarezze e le gioie che noi tutti conosciamo, a rimettere ordine nel karma. Quindi siamo ad un punto dell’evoluzione del mondo e questo caratterizza di nuovo l’anima di coscienza, in cui l’uomo è stato per la prima volta abbandonato dagli dei, è stato abbandonato dal divino perché l’uomo diventasse autonomo e libero, ma allo stesso momento il mondo spirituale ha bisogno dell’uomo. Partendo dalla buona volontà degli uomini, ora gli uomini devono riportare … sembra quasi presuntuoso a pensare che un disordine che si è creato fra le gerarchie, adesso attenda che gli uomini mettano ordine in tutto questo. Quindi c’è un motivo di speranza ma anche di responsabilità nei confronti del futuro.

 

(1:14:45) Abbiamo parlato di questa corrente solare, di questo essere solare che veniva sperimentato nell’antica iniziazione, abbiamo parlato della Parola creatrice che si inabissa e che emerge come corrente del Graal, abbiamo parlato di questo lungo processo, abbiamo parlato delle correnti che mantengono un rapporto con l’essere solare. La corrente di Artù e la corrente del Graal, la figura del Parsifal, abbiamo mostrato alcune immagini del cambiamento avvenuto, le immagini di Mitra, Michele col drago e l’Agnello. Adesso abbiamo questa forza che da sempre agisce nella storia dell’umanità, che è la vera forza che si oppone al principio solare, quella forza che non subisce alcune variazioni, esiste una forza spirituale come oppositore dell’Agnello, questa forza ha la tendenza ad incatenare l’uomo nel suo io terrestre, quindi a negare tutta l’evoluzione che l’Io può compiere nel cammino futuro, perché l’Io si afferma nella sua conoscenza, può ora rivolgersi alle sue anime, purificarle, trasformarle e da lì estrarrà la parte spirituale che comincia a gocciolare nell’anima cosciente. Questa forza è quel demone che nell’apocalisse viene chiamata il demone solare: al bestia con le due corna, le due corna sono una specie di pentagramma rovesciato, guarda caso sulla testa dell’uomo, perché è lì all’interno della nostra coscienza che queste forze hanno potuto insediarsi. Steiner dice che nel momento in cui avviene questa frattura tra l’anima razionale e l’anima affettiva, perché l’anima si interiorizza, la parte razionale diventa preda di queste forze che poi dal  1879 sono state precipitate nelle teste degli uomini, sono state gli ispiratori di tutto il materialismo, di quelle forze contrarie di ogni evoluzione, che vogliono inchiodare l’uomo in questo mondo del divenuto, che come si dice in gergo cristiano è il mondo morente del Padre. Steiner ci dice “l’intelletto, l’intelligenza di cui siamo così fieri, è l’ultima grazia del mondo morente del Padre”. Il mondo del Padre muore o dà l’ultimo dono di sé nel nostro pensare astratto. Questo pensare come tomba di nulla in cui l’uomo va a finire nell’abisso, come abbiamo visto prima. Quindi a tutto quello che aggiungiamo, esiste questa forza che da sempre si contrappone al principio solare che ha agito più volte nella storia, compare alla distruzione del movimento dei Templari, per dirne una, ogni volta che un impulso nuovo, nel senso dell’evoluzione dell’Io si affaccia nell’evoluzione dell’umanità, le forze oppositrici dell’Io, nemiche dell’evoluzione, alzano la testa e si accaniscono contro i ???principi??? dell’uomo. Quindi abbiamo anche forze del demone anti-solare, le forze di Sorat, che si oppongono e hanno facile gioco, che nel momento in cui l’uomo è completamente abbandonato dal divino, entrano in questo mondo morente dei pensieri che viene aggredito da queste forze.

 

(1:18:50) Gli ultimi cinque minuti se mi consentite, perché quella dell’anima cosciente dei problemi, potremmo parlarne a lungo … vorrei concludere guardando verso il futuro cercando di capire come l’uomo può operare questa chiusura di questa ferita dentro di sé, ma anche nella vita sociale, come poter muoversi verso il futuro.

 

Abbiamo visto che nell’anima cosciente comincia a svelarsi la vera natura dell’Io, abbiamo visto che proprio nel momento che si cerca di svelare la natura dell’Io, l’uomo è soggetto alle più grandi illusioni e la prima che nasce da una ipertrofia dell’ego, da una falsa visione dell’Io è proprio quella che l’uomo ha di se stesso come di un’immagine completamente caricaturata. Potremmo dire che l’immagine che comunemente ci facciamo del nostro Io non ha molto a che fare con il nostro vero Io, ma non è altro che una somma dei contenuti luciferico-ahrimanici dell’anima. Questo in gran parte, non dovremmo esserne così fieri, è l’immagine usuale che noi ci facciamo di noi stessi.

 

(1:20:10). Allora quindi la domanda conseguente è : “Che cosa è l’Io? Dove trovo il mio vero Io?”. Un fatto lo abbiamo letto prima e ha a che fare con questo mistero della percezione del proprio Io alla periferia, e non come Io puntiforme, quindi un Io che comincia ad albeggiare appena appena nell’anima cosciente, proprio ???il tuo??? Io, nel voler incidere alla conoscenza di sé, trova una serie di ostacoli. Abbiamo visto all’inizio, parlando della biografia di Steiner, che a questo punto del cammino interiore, ai primi luccichii dell’esperienza dell’Io, l’uomo fa l’esperienza dell’abisso, del nulla. C’è proprio un limite che ???dispana??? da sé al nostro vero Io, questo abisso è un abisso ???fisso???, che vorrei caratterizzare così: è un abisso che riguarda un triplice oscuramento che abbiamo all’interno della nostra anima, c’è un abisso che riguarda l’esterno del pensare, il nostro pensare viene preso come una lotta tra il ???? e la verità.

Il secondo abisso riguarda la sfera del sentire: è l’abisso dell’altro uomo. Di fronte all’altro uomo noi siamo  preda di tutte le nostre simpatie e antipatie, e nelle simpatie e antipatie agisce, come noi non ci immaginiamo, il karma. Il karma vuol dire, non solo quello che io mi porto dalle vite precedenti, ma tutto quello che porto dal popolo, dalla famiglia, dal periodo di civiltà in cui vivo. E tutto questo già è una direzione pregiudiziale ai propri sentimenti, e con questi sentimenti così incrostati andiamo incontro all’altro essere, lì c’è un altro abisso.

Poi c’è il terzo abisso, è l’abisso della materia. Lì ci confrontiamo con le forze della vita e le forze della morte e abbiamo visto che questa era una grande differenza tra l’iniziazione antica e l’iniziazione moderna. L’iniziato antico sperimentava ancora gli dei superiori che vivificavano il suo fisico-eterico, nell’iniziazione moderna l’iniziato sperimenta una profonda inquietudine, non ci sono più forze di vita ma solo forze di morte, quindi abbiamo il terzo abisso, l’abisso della materia. Questi sono tre abissi che occultano la natura dell’Io e di fronte a questi tre abissi, come uomini dell’anima cosciente e come antroposofi  in maggior misura, dobbiamo tre compiti:

Il primo abisso è risolvere nell’anima cosciente la domanda angosciante che Tommaso d’Aquino aveva prima di morire: la redenzione del pensare. Quindi il primo abisso è il culto della conoscenza, quando la conoscenza diventa un culto, come il pensare può diventare cristiano e per questo motivo deve riportare l’intelligenza, che Michele ha dovuto abbandonare ed che è divenuta preda di un essere che non la amministra. Steiner descrive queste due forze che si contendono l’intelligenza umana: Ahrimane e Michele. Il campo dove si svolge la battaglia è l’intelletto umano, il pensare umano. Ma c’è una differenza enorme perché Michele amministra l’intelligenza, Ahrimane se ne appropria. Questo è il modo singolare con cui Steiner caratterizza due oggetti con una qualità totalmente diversa. Quindi il primo abisso lo superiamo laddove onoriamo la domanda che Tommaso d’Aquino, uomo dell’anima razionale-affettiva, per cui lui non poteva rispondere, doveva venire Parsifal, doveva venire l’iniziazione dell’anima cosciente, doveva venire la Scienza dello Spirito, per poter avere luogo la redenzione del mondo delle idee. E’ uno degli aspetti cristiani, “la redenzione” è qualcosa che deve avvenire su tutti i piani.

Il secondo abisso, l’abisso dell’altro uomo, come lo redimiamo? Con un’altra forma di culto, quello che Steiner chiama il Culto Rovesciato, il motivo per cui ha creato i Gruppi Antroposofici. Mettere ordine nel karma (lo abbiamo citato prima) e contro, è quello che solamente in un confronto, noi superiamo l’abisso dell’altro, perché l’altro cela dentro di sé parte del nostro essere, quindi è l’altro la chiave di me stesso.

E il terzo abisso, che è l’abisso della materia, dove l’uomo si confronta con le forze della vita e della morte, lo superiamo con qualcosa che Steiner ci ha affidato alla fine della sua vita che potremmo chiamarlo un nuovo sacramentalismo sociale. Con il lavoro, la professione, il lavorare nel mondo, trasformare il mondo diventa un culto, allora lì con il nostro lavoro ci possiamo sposare, così come altri fatti della vita dell’anima, o alle forze del mondo morente, le forze del Padre, del signore della morte, oppure ci possiamo sposare con quelle forze che nella materia hanno ?????????????, le forze resurrezionali.

 

L’ultimo pensiero che vi lascio, e con questo ci siamo affidati tre compiti, cercando di rispondere alla domanda “Che cosa è l’Io?” e l’altro è questo: che oggi siamo tutti malati, siamo feriti nell’anima, siamo tutti degli Amfortas che aneliamo a diventare dei Parsifal. Come possiamo risanare in noi questa ferita e risanare questa ferita sul piano sociale-universale? Questo è possibile perché tutte le forze che vi ho descritto, che per fatti occulti sono precipitate all’interno delle coscienze umane, hanno una aggressione particolare su due forze dell’anima. Sono due forze che sono estremamente legate al rapporto tra l’Io e il corpo fisico e sono il pensare ed il volere. In queste due sfere dell’anima siamo particolarmente aggrediti. L’uomo viene aggredito dalle forze ahrimaniche nella sua natura pensante, e l’uomo riesce a pensare, a concepire solo pensieri materialisti, dall’altra l’uomo sente salire dalla volontà legata al corpo tutto un mondo di istinti, anche da questi istinti siamo aggrediti. C’è una piccola parte dove l’uomo viene ancora risparmiato in parte di queste forze ed è la zona del cuore. Nel cuore l’uomo ha un punto di forza, un punto centrale in cui può cominciare a respirare, in cui può cominciare a sviluppare un cammino di risanamento e trasformazione.

Ed è interessante, e con  questo finisco e ce lo lasciamo come compito perché questo è un evento fondamentale con cui noi possiamo risanare quella parte morta che è sfuggita al controllo dell’anima, e in cui si insediano tutte queste forze e questo compito consiste nel considerare quel grande corpo organico degli esercizi complementari. Nell’Iniziazione, ma anche nella Scienza Occulta, Steiner descrive questi esercizi, non abbiamo il tempo e ve lo lascio come compito, è una cosa straordinaria, purtroppo questi esercizi vengono considerati degli esercizi accessori che uno fa quando gli pare. Steiner dice delle cose importantissime, dice “State attenti che non solo noi siamo delle nature di Amfortas cui ci sono parti del corpo sfuggite al controllo dell’anima, ma chi fa anche un cammino interiore, si espone a dei gravi rischi. Questi gravi rischi sono di due tipi: rischi di salute e rischi morali. Chi fa esercizi, ma anche solamente il primo stadio del cammino occulto che è lo studio, anche lo studio delle opere di Steiner fatto con un certo sentimento è già qualche cosa che muove un cammino interiore. Se durante la notte, le forze  dell’Io e del corpo astrale che sarebbero deputate a rigenerare il fisico-eterico, non lo possono fare perché sono impegnate ad sviluppare il fiori di loto. Quindi il corpo fisico-eterico diventa abbandonato a sé stesso, questo comporta dei rischi per la salute e comporta infine l’irruzione nell’anima di elementi immorali. Per questo motivo esistono dei motivi igienici per cui ci ha dato questi esercizi per educare il fisico, le malattie fisiche e quelle morali, nate dal fatto che gli organi non hanno più il ristoro degli archetipi notturni, e dall’altra anche una degenerazione sul piano morale.

Poi ci sono altre due grandi motivi per questi esercizi, che rappresentano qualcosa di straordinariamente igienico: “solo questi esercizi garantiscono il successo di tutti le altre meditazioni”. Solo questi! Poi dice un’altra cosa straordinaria: la Società Antroposofica nel suo complesso ha bisogno di sviluppare queste virtù (non li chiama più esercizi, ma le chiama virtù). Se noi avessimo il tempo di fare una disamina – ve lo lascio a voi – vi do solo una chiave con cui andare a vedere questi esercizi, voi trovate che sono cinque esercizi più un sesto, che è l’esercizio dell’armonizzazione di tutte le forze dell’anima. E questi esercizi, li potete dividere, i primi due il quarto e il quinto, e c’è in mezzo un esercizio più difficile che è quello del controllo del sentire (ci sarebbe moltissimo da dire), che nei confronti del 5  e del 6 è una specie di cuore nel cuore. E che cosa servono questi esercizi? – ce lo dice ne l’Iniziazione – servono a sviluppare il fiore di loto a 12 petali. Cioè quell’organo attraverso cui avviene qualcosa che nei tempi antichi esisteva, che poi è andato perso e che dovrà essere riconquistato su un’altra base, cioè la sede dei pensieri non è più il cervello ma sarà il cuore. Il cuore comincia ad avere pensieri. Anticamente avevamo la logica del cuore – l’uomo antico – ma non c’era la logica dell’intelletto, con lo sviluppo della razionalità, la sede del pensare è diventata il cervello, abbiamo perso questa azione del cuore e adesso il compito che ci compete è di accogliere all’interno del cuore, la logica di intelletto conosciuta in tutta l’evoluzione e da lì trasformarsi.

 

Ed è interessante, se voi leggete le distinzioni che fa di questo fiore di loto, dice che lo sviluppo di questo fiore di loto, muove tutte le correnti del corpo eterico e riporta ad un’armonia di tutto l’essere in se stesso, ma anche l’armonia dell’essere in tutto il creato. Praticamente quello che è avvenuto, che vediamo identificato in Amfortas, cioè il fatto che ad un certo momento c’è una ferita e questa ferita porta come conseguenze che nel fisico-eterico non sono più presenti le forze di vita, ma sono presenti forze di morte, oggi è possibile con lo sviluppo del chakra del cuore (organo centrale), riportare vita in questo mondo morente. Se voi andate poi a riguardare questo esercizio, non solo vi accorgete della meraviglia, perché lì vengono armonizzate tutte le forza dell’anima, vendono armonizzati tutti gli arti costitutivi dell’uomo, non solo, ma viene creato uno stallo affettivo, viene risanata quella frattura presente in ogni anima cosciente nella quale è difficile entrare.

I primi due esercizi quello del controllo dei pensieri e della gestione della volontà, sono rivolti verso di sé. Il quarto e il quinto si possono fare solo nella socialità (non possiamo esercitare l’esercizio della positività e della spregiudicatezza solamente nei confronti di se stessi, li possiamo fare nella socialità. Quindi di nuovo vien fuori questo motivo, il doppio motivo dell’Io, un lato rivolto verso di se, un risanare la propria ferita, l’altro è la possibilità di risanare qualcosa nella vita sociale. E in mezzo c’è questa forza, ci raggiunge il calore del cuore, e la Parola, la sovranità dell’uomo, che in qualche modo ?????????????????????.

 

Finisco con una frase di Steiner: “L’uomo vive nella sua coscienza nella semplicità di un mondo che tramonta e che sporge. Arriva la coscienza del Cristo, solo sviluppando nel suo centro, nel cuore, una sensibilità per un mondo che muore e un mondo che risorge”.

 

Applausi.