Arimane (con voce alterata):

So benissimo perché siete qui di nuovo. Volete cercare di sondare da me il modo opportuno per guidare l'anima dell'uomo che spesso è stato già sulla vostra soglia. Poiché credete perduto Tomasio, Strader vi pare l'uomo che vi serve per le sorti della mistica confraternita. Ciò che egli ha potuto conquistare pel progresso umano dalle forze che agiscono secondo natura, a me lo deve. Io domino infatti là dove le forze meccanicamente utilizzabili prendono vigore da sorgenti di creazione.

Così deve rivolgersi al mio regno anche tutto ciò che egli può ancora produrre per l'umani Però stavolta voglio creare io stesso ciò che dovrà accadere a quest'uomo, perché a causa di Tomasio può venirmi solo danno dalle vostre azioni. Se volete servire alle potenze dello spirito, effettivamente dovete ancora acquistare quanto in questo caso avete trascurato.

(Arimane diviene invisibile.)

 

Federico Fidato (dopo una pausa in cui sprofonda in sé stesso):

Alto maestro, mi tormenta una preoccupazione che da tempo cerco di bandire, come mi comandano le regole severe che ci ha dato la nostra confraternita.

Però molto di ciò che mi rivela la sua vita mi rende davvero più pesante la lotta dell'anima. Ho sempre voluto, pieno di riconoscenza, sottomettere la mia oscurità alla luce dello spirito che Lei, Maestro, può donare con le sue forze.

Ma quando ho potuto chiaramente sperimentare molte volte che Lei è soggetto all'illusione, e che le Sue parole, nel corso degli eventi, possono mostrarsi come gravi errori,

allora ho sentito come se un incubo mi si posasse angosciosamente sull'anima. Anche stavolta la Sua parola si è rivelata un errore. Lei ha potuto credere che certamente noi

avremmo ascoltato qualcosa di buono da questo spirito.

 

Ilario:

I cammini dell'universo son difficili da penetrare: mio caro fratello, a noi non resta che attendere che lo spirito voglia indicarci la direzione commisurata alle nostre opere.

(Ilario e Federico Fidato se ne vanno)

 

Arimane (che è riapparso):

Mi vedono, però non mi riconoscono. Se sapessero chi è il padrone qui non sarebbero certo venuti a cercare direttive, proprio loro che condannerebbero alle pene dell'inferno ogni anima umana che mi venisse a visitare.

(Entrano le persone che, all'aprirsi dell'intera vicenda, erano riunite nell'anticamera della confraternita spirituale; va precisato che esse penetrano cieche nel dominio di Arimane. Ciò che dicono sono parole che vivono sì nelle loro anime, ma di cui esse non sanno nulla. Sperimentano nel sonno sogni inconsci che divengono percettibili nel regno di Arimane. Però Strader, anche lui arrivato, è a metà cosciente di tutto ciò che sperimenta, tanto che più tardi potrà ricordarsene.)

 

Strader:

I segnali che mi ha rivolto Benedetto, affinché mi sperimenti come essere di pensiero mi hanno dunque condotto in questo regno di morti? Io invece speravo, elevato allo spirito, di accogliere verità su splendenti vette di saggezza!

 

Arimane:

Se ti comporti giustamente, ti potrà essere sufficiente per molto tempo quanto di saggezza puoi conseguire qui.

 

Strader: Di fronte a quale spirito sta l'anima mia?

 

Arimane: Riconoscilo, se più tardi il ricordo può richiamarti ciò che provi qui.

 

Strader: Perché incontro questi uomini nel tuo regno d'ombre?

 

Arimane:

Qui sono solo come anime che nulla sanno di sé. In questo momento sono a casa, immersi in un sonno profondo. Ma qui si rivela chiaro e completo, ciò che vive nelle anime e che sveglie, esse appena appena portano a coscienza. Non possono ascoltare nemmeno i nostri discorsi.

 

Luisa Ferchtegott:

L'anima non deve credere, in cieca dedizione, di potersi elevare alla luce con orgoglio e di sviluppare appieno il suo essere. Io voglio ammettere solo quel che so.

 

Arimane (udibile solo da Strader):

E non sai neppure che, col tuo orgoglio tu porti cieca te stessa nelle tenebre. Strader, servirà alla tua opera che hai rapito con coraggio alle forze mie. Per questo non le serve la fede nello spirito che le sembra troppo umiliante pel suo orgoglio.

 

Federico Geist:

I cammini dei mistici sono davvero seducenti: non mancherò d'impegno nel futuro per donarmi profondamente alla saggezza che potrà venirmi dalla parola del tempio.

 

Michele Edelmann:

Gli impulsi alla verità entro l'anima mi guidano alla luce dello spirito. Il nobile insegnamento, che splende chiaro nella vita, troverà certo in me il migliore adepto.

 

Giorgio Wahrmund:

Son sempre stato preso completamente da tutto ciò che, da diverse sorgenti dei tesori spirituali dell'alta mistica, mi si era rivelato. Con tutto il cuore voglio proseguire il mio cammino.

 

Arimane (udibile solo da Strader):

Di buone intenzioni ne hanno certo, ma la loro aspirazione resta solo alla superficie dell'anima. Così potrò servirmi potentemente e per lungo tempo dei gran tesori che serbano ancora inconsci nelle profondità del loro spirito. Sembrano anche utilizzabili al mio fine che vuol sviluppare, in modo splendido e grandioso, l'opera di Strader nella vita degli uomini terreni.

 

Maria Treufels:

Un senso sano della vita porterà da solo all'anima anche i frutti dello spirito, se gli uomini uniranno la venerazione del cosmo a un lucido sguardo sulla realtà.

 

Arimane (udibile solo da Strader):

Lei parla in sogno della realtà, e quando è sveglia sogna ancora meglio. Così ora rende a me servizi pessimi. Forse li migliorerà nella vita futura, ma allora si presenterà come occultista e a richiesta spiffererà agli uomini le loro vite per filo e per segno, dai primi giorni della Terra. Però farà gran fatica ad apprezzare la coerenza: nella vita precedente ha strapazzato Strader ben bene e adesso lo elogia. Cambiano le cose col tempo! Lucifero avrà più soddisfazione da lei.

 

Francesca Demut:

Il severo regno della mistica sarà in futuro tutt'uno con l'essere dell'uomo, se pensieri saranno curati da sentimenti, e i sentimenti si faranno guidare da pensieri.

 

Caterina Ratsam:

Gli uomini aspirano a vedere la luce, ma spesso lo fanno in un modo un po' strano: prima la spengono e poi si stupiscono se al buio non la trovano da nessuna parte.

 

Arimane (udibile solo da Strader):

Sono fatte così le anime che vogliono sentire la soddisfazione di tenere bei discorsi; però mancano di solidità di base. Esse mi rimangono del tutto inaccessibili, però in avvenire svolgeranno parecchie cosette che mi potranno portare frutti squisiti. Sono ancora ben lontane dall'essere quel che si credono.

 

Bernardo Redlich:

Se vien meno la prudenza nell'aspirazione a conoscere, la fantasia produrrà castelli in aria per la soluzione dei problemi universali che può dominare solo un pensare rigoroso.

 

Erminia Hauser:

Le cose del mondo sempre devono mutare, se tutto l'essere ha da svolgersi appieno. Chi può desiderare che tutto si serbi inalterato manca di forza per capire la vita.

 

Gaspare Stcirmer:

Vivere nella fantasia significa soltanto rapire all'anima le forze con cui essa si rinvigorisce, per offrire a sé stessa e agli altri uomini la giusta assistenza entro l'esistere.

 

Maria Kune:

L'anima che vuole consumare sé stessa deve formarsi secondo forze esteriori; il vero uomo vorrà esplicare solo la personalità che il proprio essere nasconde.

 

Arimane (udibile solo da Strader):

Soltanto umano è ciò che quest'anime contengono, ma non si può sapere che cosa raggiungeranno. Con loro può tentare Lucifero; egli può far loro credere che stanno sviluppando con vigore forse così non son perdute del tutto per lui. soltanto la forza particolare che hanno nell'anima;

 

Ferdinando Reinecke:

Chi vuol afferrare giustamente i problemi universali deve attendere che l'intelletto e il buon senso si aprano da soli alla sua vita. Chi vuol orientarsi nell'esistenza

prenda ciò che gli giova e che gli porta gioia. Cercare sopra ogni cosa insegnamenti di saggezza e assegnare ai deboli uomini alti ideali, non porta proprio a nulla su questa Terra.

 

Arimane (udibile solo da Strader):

Questo qua è destinato a fare il filosofo, e lo sarà nella prossima vita. Con lui porto solo i conti in pareggio. Dei dodici ne prendo sette per me e ne do cinque a mio fratello Lucifero. Di tempo in tempo osservo gli uomini e ricerco cosa sono e cosa possono fare. E quando ne ho scelti dodici per me non ho bisogno di cercare di più. Se nel contare arrivo al tredicesimo, somiglia al primo in modo trasparente. Quando poi ne posso attirare dodici nel mio dominio, per il carattere della loro anima, anche altri li devono seguire.

(Continuando per sé stesso; perché Strader non lo senta gli chiude le orecchie.)

Finora non m'è riuscito nulla di tutto ciò, la Terra non si è voluta del tutto arrendere a me. Ma io voglio lottare lungo le eternità finché forse non giunga alla vittoria. Si deve usare tutto ciò che non è ancora perduto.

(Di nuovo udibile da Strader.)

Tu vedi bene che non dico belle parole, veramente non voglio piacere agli uomini. Chi vuole destare entusiasmo per i suoi obiettivi con discorsi tessuti piacevolmente se ne deve andare in ben altre sfere, ma chi con la ragione e col senso della verità vede le cose che accadono qui per mezzo mio, deve riconoscere che si trovano presso di me le forze senza le quali i figli dell'uomo dovrebbero perdersi completamente nell'esistenza terrestre. Persino i mondi spirituali han bisogno di me: infatti essi mi rapiscono le anime solo dopo che io ho agito nelle loro profondità. Se poi ai miei avversari riesce di far creder falsamente che il mio essere non sia indispensabile nell'universo, le anime sognano sì di mondi sublimi,

ma una grande forza è perduta nel divenire della Terra.

 

Strader:

Tu vedi in me un’anima che potrebbe seguirti e consacrare a te le sue forze. Ciò che ho veduto qui sembra mostrare che solo una carenza di ragione e di buon senso fa degli uomini tuoi avversari. Non hai usato davvero belle parole: quasi schernendo questa povera gente, ti è piaciuto abbozzare il loro destino.

...

Devo confessare che ritengo buono ciò che tu vuoi dare alle anime degli uomini. Attraverso te, possono nel bene, arricchirsi di forza e avvantaggiarsi nel male, solo se già sono malvagie. Gli uomini stessi, dal profondo del loro cuore, dovrebbero vestirsi della tua ironia, solo se potessero conoscere meglio se stessi.

...

Ma cosa irrompe qui dalla mia anima? Pronuncio parole che mi annientano, non appena le trovo giuste sulla Terra.

...

Tu devi pensare come fai, io non posso a meno di trovare giusto ciò che hai appena detto Però è verità solo in questo luogo e diviene errore per il mondo della Terra, se si presenta là come appare qui. Non posso più andare avanti col mio pensare umano, qui... esso è giunto al suo termine estremo. Nelle tue aspre parole risuona dolore da te, ed esse sono dolore anche in me. Io non posso... se ti guardo... che lamentarmi, piangere.

(Esce velocemente.)

(Entrano Maria e Tomasio, entrambi in piena coscienza, in modo che odono tutto ciò che succede e possono parlare coscientemente.)

 

Tomasio:

Maria, l'orrore si sprigiona da ogni lato, si addensa e si stringe intorno al mio essere. Dove trovo la forza per oppormi interiormente?

 

Maria: 

Il mio sacro voto severo irradia potenza, e la tua anima può sopportare l'oppressione se vuole sentirne l'effetto salutare.

 

Arimane (tra sé):

Sono mandati a me da Benedetto. Li ha guidati in modo che mi riconoscano, se mi sentono nel mio dominio.

(Continua a parlare, così che Tomasio e Maria lo possono ascoltare.)

Tomasio, il Guardiano nel mio regno ti ha dovuto guidare i primi passi che devi fare verso quella luce che tu cerchi nelle profondità del tuo essere. Io ti posso dare la verità, ma nel dolore che io soffro da migliaia e migliaia di anni, perché la verità può ben trovarmi qui; ma prima che essa varchi le mie porte deve separarsi dalla gioia.

 

Tomasio:

Devo dunque contemplare senza gioia l'anima che desidero cosi ardentemente vedere?

 

Arimane:

Il desiderio dà la felicità solo se il tepore dell'anima lo cova, ma qui i desideri si congelano, e devono vivere così nel freddo polare.

 

Maria:

E negli eterni desolati campi glaciali io posso condurre l'amico, là dove a lui si manifesta la luce che gli spiriti devono forgiare, quando le tenebre paralizzano virtù vitali. Tomasio, senti la potenza dell'anima tua!

       

(Appare il Guardiano sulla soglia.)

Arimane:

Il Guardiano stesso dovrà portarti la luce cui in questo istante ardentemente aspiri.

 

Tomasio: Io potrò vedere Teodora!

 

Guardiano:

L'anima che sta davanti a te sulla mia soglia nella veste che portava sulla Terra tanti anni fa, nell'ora più difficile della tua vita ha acceso nelle intime profondità della tua anima l'amore più forte che è nascosto in te. Quando tu eri ancora fuori di questo regno e mi pregavi innanzi tutto di farti entrare, ella ti apparve in immagine, e solo illusione

è possibile nell'immagine generata dal desiderio. Ora tu potrai contemplare nella verità, quell'anima che, in una vita remotamente trascorsa abitò nel vecchio che hai visto.

 

Tomasio:

Io vedo di nuovo, nella lunga veste, il vecchio maestoso dall'aspetto severo. O anima che vivesti in quell'involucro, perché ti sottrai a me tanto a lungo? Ella non può, non dev'essere che Teodora.