torno dall'EUR sul grande raccordo e vedo possente di fronte a me un cumonembo cicciotto e gagliardo ... parto. sento fluire il vento settembrino su prati che scorron veloci a vetture viaggianti, frusciando ... ascendo. la nuvola è gigante, felice costeggio, silente rallento, sono in cima. azzurra vertigine: nel cielo galleggio ... precipito. a corpo morto di schiena: la luna, la testa, la gola, la pancia espiro e cado: esco di scèna ... trapasso. ecco la tuscola, la fila c'è sempre. dalla parte del mare, leggeri strati, il sole pallido, è ancor più oltre ... rientro. torna l'orizzonte quotidiano dimentico il vertice divino un posto vuoto ... parcheggio.
Sorriso raggiante e viso grazioso parlava straniero in labbra perfette grazia e bellezza plasmate sì nette eran mesciate in gioco armonioso sorge da membra, una brama lontana, l'occhio assorto nell'alta lettura scorge d'un tratto la dolce figura ma frena intuendo, l'idea malsana all'ahriman bloccato s'appressa vicino il chiaro lucente antico compare... sì tanta grazia, instilla a pensare, non viene lì certo d'agire mancino un karma pesante s'è qui formato nella mia pelle, così gonfia e dura affissa icona non d'anima pura: coscienza intasata, sangue annacquato il tempo passa, il corpo s'angustia la giovan mia gota è rude cotenna l'Adamo vuotato dell'antica strenna ora è coperto da pelo di bestia 'l timor di cader, ormai frena l'ardir la forza d'amar svanisce giù piano lasso nei lacci del molle divano ... non spiccai il volo e l'ala sparì. Sì monco, brutto e tristo i' rimane - non quel ch'evòca 'l pensier bacamente: l'Adamo antico, il mé precedente - via da Lucifer, presso Ahrimàne Angelo calmo, che scruti 'l mio Io guidami al fuoco purificatore bruci la scorza e riaffiori splendore quel sole che brilla simil'a Dio guida in buie notti d'inverno in grotte mute di generazione compensi a l'antica rea violazione caldo l'abbraccio del Cristo fraterno
Dopo attenta fatica spirtuale, la picciol vacanza v'apre la porta, vampiri seguaci d'un'ansia sorta... vaga s'appaia una smania sessuale. Col primaverile mio sguardo ingenuo, assieme all'estate s'è illuminata anche la pelle bianca e abbronzata, corpi nudi io vedo in continuo. Eteree realtà con fame mai sazia ora succhiate da bocche dentate, le forze ch'i' avea già preparate in pochi e rari momenti di grazia. Il novo conoscer di mondi ideali, bellezza di mani piedi e capelli si mescia meschino a cosce e piselli figure d'angeli ma senza le ali. Siffatto odor di concupiscenza, cela un richiamo che striscia dal ventre, sì ch'una forza mi tende nel mentre e frena l'anelito a la conoscenza. Solo il pensiero del Maestro romano: vedermi braccato dai parassiti, proprio nell'or in cui sorge la brama, raccende più tinti, piani sbiaditi, un'angelo al cuor, allunga la mano: Io sono! Io sono! l'Io mio proclama.
Vola il gabbiano col vento contrario ... percorre un anello, e sembra dal basso, in pio ritornello, tornare al suo passo. anche io, da questo parco, a braccia distese cerco un mio varco tra tempeste e contese, a ideali imprese indugia il mio giorno e fra immobili attese sempre qua torno. M'accorgo però che 'l girar in tondo mancante non è d'un mero ritorno: avvita quello, una linea spirale a quella leggera quota stellare, dove una corrente salda ed amica senza più grave e severa fatica, d'un tratto, il nostro bello conduce, laddove il voler suo, a lui stesso traduce.
Che brutto scoprire d'essere brutto! senza volontà, caduta bellezza, nel fango di questa presunta altezza, afflitto ne appuro 'l pénoso frutto. Come un bisonte che segue il suo branco giunsi già presto davanti al burrone con un destino subìto carpone statura non ebbi a meritarne l'affranco. E ora, oh Spirto, alché tu l'hai scorto, travolto da quanti ti spingévano sotto, della mia accidia pagasti lo scotto, ti crédevo vivo, invece eri morto. Il Cristo dice di essere desti e in questa notte di falsi entusiasmi, il Nunzio suo amato, mostra fantasmi, scoprendo il velo dei mondi celesti. Ma quand'il ver si palesa allo sguardo, un poco s'assaggia quél cruccio interno che prova l'anima giunta all'inferno, appurante di sé, il fàtal ritardo. Giunto è l'inverno, e 'l freddo sovrano, svanita è già l'opra al primo malanno l'ugola orante si strozza nell'ora, ché del demonio non vide l'inganno, l'occhio si smorza, la guancia al divano, ma 'l sonno senz'alma, Amore implora!
Un dolore nel buio notturno risveglia un'anima già sazia. Nella stanza fredda, mentre tutti dormono mi ritrovo da solo. il passeggio affannoso disorienta la mente tra le luci dell'albero. Deluso, senza forze maledico la bestia che m'accompagna ovunque. Passa l'ora e una nuova preghiera nel ritrovato giaciglio sussurra in silenzio: perdona Padre ... e rifletta nell'occhi quello Spirito Nuovo che in carne mia piantasti.
Di troppe omissioni il corpo sgocciola. Un doppio silente prese quel posto: calloso guscio al mondo preposto, crea una forza che in me s'avvincola ... e il sangue malato, nel corpo coagula il distillato d'un Io già deposto: "tu chi sei uòmo? io nòn ti conosco!" maschera molle di pelle pendula. In giorni e giorni silenti e frastorni volontà ferma, ch'assedia indefessa, dell'anima mia dippiù s'impossessa: sicché sterile idea, tu mai t'incarni. Stasera mi vedo e scorgo sconvolto nel negativo d'un lampo notturno prima dell'onda che ingoia nel sonno 'l baleno che schiara il fianco sepolto, quello mio vero, quello che è sotto: sbranato brandello: lebbra e disastro - a volte Io vedo, la scia di quel mostro - e grave terrore fiata tradotto: Confondi la mente, astùto figliastro! quello ch'è fuori, ritorni lo sfondo! che'l cor ancora 'l vero non règge! Incantati anima al finto secondo! e la mia mente s'aggrappi al pilastro, che dello specchio restin le schegge.
volti abbronzati capelli al vento il sole che scalda e l'aria è in tormento. ragazzi dipinti vestiti d'incanto nel lungomare, tutto in fermento. In un volto felice privo di pianto, una altra vita in me alimento. ... ai bei capelli di Ilaria ripenso sgomento e allo specchio infranto del nostro lamento e l'infelice destino, balenato di schianto tinteggia di nero il tardiv'incanto. ... Sorgi, austro vento! Brucia, tramonto! in distese calme d'acqua e pace dov'esser solo non spiace.
Il Guardian di soglia mi ha fermato, - ché pieno di vera voglia impetuosa e mosso da la passione bramosa - schiarì in baleno, l'occhio accecato. Con spirto d'offerta, oh Ahrimàne scandivi il guizzo di Enti-comete, tra cui nera Diana in corpo d'ariete movevi a fatica in pose 'sì strane. Sclèro avanzato, realtà piatta con mezza età e non chiara mèta, dedito solo a produrre moneta: al canto muto, la vita assuefatta. Così delicato, ma già fatale un dolce sorriso ottenne la breccia... nel fondo dell'alma, gioia s'intreccia e via alla cerca, de la trama astrale. Abbracci ed appressi nell'ore diurne mutavan di notte in sfreghi profani: ventre e cosce ghermivano brani di rossa rovente rigonfia carne. Poi il racconto, strana confidenza: l'estate, il treno, i nudi piedi... la bocca che smania in quelle sedi... l'abuso taciuto... la somiglianza. Ahhhhhhh! Fragile diva del mio godimento, coscente o meno, intuisti 'l sopruso. Svergognato e nudo, scappai confuso da te, icona del mio sorgimento. Il mio pensare era tutto fasullo passato sfocato incontro all'adesso divisi noi da vent'anni d'abisso sboccio di vita, opposto all'annullo. ... La doccia ghiacciata 'l bollore freddò ed ora che 'l sonno d'incanto è finito, non nobil dono, ma natur'umana... or che mi vedo sì brutto e sgradito del maligno mai più, i motti dirò, senz'anco l'abbaglio tuo, bella L.?
Poesie e dipinto di Pierfrancesco