Esempi di rigurgiti luciferici nello sviluppo dell’anima cosciente.

 

Prendendo spunto dalle riflessioni di Lucio Russo, riguardanti le lettere che Steiner scrisse prima di morire, inserite nel volume "Massime Antroposofiche", e precisamente riferendosi alla lettera intitolata Davanti alle porte dell’anima cosciente, quando parla di come Michele prepara la sua missione terrena nelle sfere sopraterrene attraverso la vittoria su Lucifero, Rudolf Steiner scrive questo:

 

“L’intervento di Michele nell’evoluzione del mondo e dell’umanità alla fine del secolo diciannovesimo [1879] appare in una luce speciale se si considera la storia dello spirito nei secoli precedenti.

Al principio del secolo quindicesimo vi è il momento in cui si inizia l’epoca dell’anima cosciente.

Già prima di quel momento si riscontra un completo mutamento nella vita spirituale dell’umanità. Si può rintracciare come, prima di allora, penetrino ancora dappertutto nella veggenza umana delle immaginazioni. Certo anche prima singole persone si trovavano di fronte a soli “concetti” nella loro vita animica; solo che, nella generale disposizione animica della maggioranza degli uomini, viveva un insieme di immaginazioni e di rappresentazioni che provenivano dal mondo puramente fisico. Così è per le rappresentazioni dei processi naturali, così anche per quelle del divenire storico.

Ciò che l’osservazione spirituale può trovare in questa direzione viene assolutamente confermato dalle testimonianze esterne. Ne indicheremo qualcuna.

Poco prima del sorgere dell’epoca dell’anima cosciente si prende a scrivere nei modi più diversi ciò che nei secoli precedenti si era meditato e detto intorno agli eventi storici. Da quest’epoca ci sono state così conservate saghe e leggende che danno una fedele immagine di come prima ci si rappresentava la “storia” ” (pp. 107-108).

 

E Lucio Russo commenta:

Notiamo, [...] queste espressioni: “Si può rintracciare come, prima di allora (prima cioè dell’inizio dell’epoca dell’anima cosciente), penetrino ancora dappertutto nella veggenza umana delle immaginazioni (…) Nella generale disposizione animica della maggioranza degli uomini, viveva un insieme di immaginazioni e di rappresentazioni che provenivano dal mondo puramente fisico”.

Vedete: “dal mondo puramente fisico”, e non da quello spirituale. Il che vuol dire che Lucifero spingeva gli uomini a farsi delle “immaginazioni” illusorie di quel mondo fisico del quale avrebbero dovuto cominciare invece a farsi, come impone l’anima cosciente, delle “rappresentazioni” realistiche. Ciò dimostra come Lucifero si sforzi sempre di trasportare il passato nel presente, alterando così, in noi, la coscienza dell’uno e dell’altro (nonché quella, s’intende, del futuro).

 

Con queste parole nella mente, sono incappato in un articolo di un blog francese La Question, in cui un nostalgico tradizionalista accusava Giovanni Paolo II e con lui tutte le fondamenta del Concilio Ecumenico Vaticano II, di aver contribuito a giudaizzare la chiesa contemporanea, intendendo con questo una regressione di questa ad un passato lontano: una devoluzione quindi.

 

Per argomentare ciò il blogger citava quella che secondo lui fu, nel giovane attore Karol Wojtila, l'origine della perversione di pensiero: ovvero la conoscenza del pensiero di Rudolf Steiner tramite la vicinanza con il regista Mieczyslaw Kotlarczyk.

 

Leggendo quindi la critica tradizionalista, sono venuto a conoscenza di un mondo inaspettato e meraviglioso. Rudolf Steiner è riuscito a influenzare (secondo questo blogger in negativo, ma secondo me in positivo) alcuni pensieri e dichiarazioni presenti nei documenti del Concilio.

 

A questo punto vi prego di leggere di seguito la traduzione che ho fatta dal francese (traduzione che andrebbe rivista), ma che dà un'idea abbastanza precisa delle accuse di eresia, che d'altro canto a me sembrano dei clamorosi passi in avanti che ha fatto la chiesa cattoica. Considerate che la chiesa stessa, afferma che nonostante il mezzo secolo passato dal Concilio, questo non è ancora stato compreso dalla maggioranza della chiesa stessa.

 

Noi sappiamo che non esiste un'istituzione terrena, che sia tutta bianca o tutta nera, così infatti è la Chiesa Cattolica, ma anche la Società Antroposofica ad esempio, e nostro compito è quello di cercare il bello, il vero e il buono, per valorizzarlo e cercare un punto di comunione tra noi e quello. Così leggendo le critiche alle novità apportate alla Chiesa cattolica dal Concilio Vaticano II, ho percepito al posto di un tradimento della tradizione, un vento di novità che in quella è penetrato.

 

Il rigurgito luciferico (Lucifero si sforza sempre di trasportare il passato nel presente) a cui fanno riferimento Steiner e Russo, nell'articolo sopra citato, può essere individuato nel tentativo del tradizionalista cattolico (lefevriano?), di invalidare le intuizioni dei padri conciliari, concentrando tutta la colpa eretica, nella figura del vescovo Wojtila, come se solo lui avesse scritta la Costituzione Pastorale
sulla Chiesa nel Mondo Contemporaneo:
Gaudium et Spes. Può essere individuato altresì nella stizza che trapela nella nota [2], relativa alle questioni troppo concrete che sembravano a quello, troppo al di sotto della dignità dei sacerdoti e dei vescovi.

 

Concludo dicendo che anche nella Chiesa Cattolica è possibile trovare correnti di rinnovamento legate al nuovo modo di pensare degli uomini (quello dell'anima cosciente), accanto a correnti tradizionali legate alla rivelazione dell'anima razionale-affettiva. E la frase presente in Gaudium et Spes: "Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo", anche se non viene ancora spiegato quel “certo modo”, come invece può fare oggi la Scienza dello Spirito antroposofica, è comunque un'intuizione che va valorizzata e le cui conseguenze devono ancora venire alla luce.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Traduzione dal francese della pagina http://lebloglaquestion.wordpress.com/2011/05/12/la-gnose-sexuelle-de-jean-paul-ii/

 

La gnosi sessuale di Giovanni Paolo II

12 Maggio 2011

"L'atto sessuale è il linguaggio autentico delle persone"
(Giovanni Paolo II, Città del Vaticano, 22 agosto 1984)

E' nell'atmosfera deleteria intrisa d'un illusorio e ingenuo desiderio del “vivere libero e godere senza ostacoli” dell'era post-hippie e della messianità politica - anche all'interno del movimento scaturito dal "vento di follia rivoluzionaria che s'insinuò nel Tempio di Dio", quando era di moda far saltare in aria tutti i precedenti quadri teorici e morali - che devono essere collocate e rimpiazzate, le posizioni dottrinali di Giovanni Paolo II, erette principalmente sul valore e sulla "dignità umana".

In questo contesto di rinnovamento dottrinale della Chiesa sono i 129 discorsi pronunciati durante le sue udienze del mercoledì nella sala Paolo VI, dal settembre 1979 al novembre 1984, il Papa Giovanni Paolo II, dedica a ciò che egli chiama "la teologia del corpo" e che George Weigel non esita a cosiderare "una delle più audaci riconfigurazioni della teologia cattolica da secoli [...] una sorta di bomba ad orologeria teologica, pronta ad esplodere, con conseguenze gravi, probabilmente il XXI secolo" [ 1].

I. Una bomba ad orologeria teologica pronta ad esplodere

Il termine "bomba a orologeria teologica" è perfettamente veritiero, così il capo della Chiesa cattolica d'allora - lo dico con rispetto e senza voler tentare l'alto valore della sua personalità e il suo ruolo in termini di politica e il senso tradizionale di alcune delle sue posizioni - ha affermato senza complessi nel cuore di San Pietro a Roma, che "la sessualità è un modo privilegiato per comprendere il mistero di essere vicino a Dio attraverso il dono totale di sé" insistendo sul fatto così folle ed empio, che "il sesso è parte di un rapporto di alleanza vera, che è l'immagine per eccellenza del rapporto tra le tre persone della Santissima Trinità. Il Padre, l'Amore donato, il Figlio, l'Amore ricevuto, lo Spirito Santo, l'Amore inviato. "

 

Giovanni Paolo II si arrischiò anche a sostenere in modo delirante, contrariamente a tutti gli insegnamenti della tradizione ascetica e mistica, l'atto sessuale, santificandolo in modo inimmaginabile da parte di un pontefice. Dirà:

"L'uomo è divenuto ‘immagine e somiglianza’ di Dio non soltanto attraverso la propria umanità, ma anche attraverso la comunione delle persone che l'uomo e la donna formano sin dall'inizio." (Teologia del Corpo, Catechesi, 14-XI-1979).

Secondo Giovanni Paolo II, che nega la caduta

e le conseguenze del peccato originale:

"l'atto coniugale è il linguaggio autentico delle persone"!

 

Quindi, per coloro che in nome di Karol Wojtyla avevano esplorato da tempo questi temi delicati, difendendo quello che lui chiamava "il significato sponsale del corpo" [2], conferiscono una dimensione di quasi infallibilità alle sue visioni problematiche quando, sotto il nome di Giovanni Paolo II, ha sostenuto che per l'unione sessuale, il corpo parla un linguaggio, dal momento che "l'atto coniugale è il linguaggio autentico delle persone" (Teologia del Corpo 22 Agosto 1984), in cui ha riassunto la sua preoccupazione costante di dimostrare che ciò che rende la "dignità dell'uomo" è proprio la dignità della sua carne, vecchi concetti più che discutibili, ma che avevano già spinto Paolo VI a scrivere l'enciclica "Humanae Vitae", in cui aveva affermato: "L'uomo e le donna esprimono attraverso il linguaggio dei loro corpi, il dialogo che (secondo la Genesi 2: 24,25), ha la sua origine al tempo della creazione.

II. L'errore è conciliare di natura filosofica

 

L'errore Wojtyliano, che è anche l'errore conciliare e l'errore di tutta la Chiesa moderna nel suo complesso, è in primo luogo di natura filosofica, in quanto c'è un "naturalismo" dipinto di sensualismo che ispira la sua etica sessuale e umana. Non dimenticate che Karol Wojtyla era un filosofo appartenente alla famiglia della fenomenologia intellettuale [3], ma a differenza di Edith Stein, che partirà dalla fenomenologia, per dirigersi al néotomismo, purtroppo egli partirà dal tomismo, che espanderà e vi integrerà il "punto di vista" fenomenologico della coscienza dell'uomo. Quindi Karol Wojtyla ha chiaramente un orizzonte filosofico fenomenologico, in quanto dopo la guerra, inviato alla scuola di teologia presso l'Angelicum a Roma per gli studi di dottorato nel 1948 e sostenuto la sua tesi in teologia, si dedicherà agli studi filosofici nel 1953, dove sostenne, presso l'Università di Lublino, una tesi sull'etica fenomenologica di Max Scheler, dal titolo "Miglioramento della possibilità di fondare un'etica cristiana sulla base del sistema etico di Max Scheler" sviluppata più tardi nel suo libro "Persona e atto".

 

Karol Wojtyla sostenne presso l'Università di Lublino

una tesi sull'etica della fenomenologia di Max Scheler

 

"Con l'incarnazione il Figlio di Dio

in qualche modo, si è unito ad ogni uomo. "

(Mons. Karol Wojtyla)

III. La falsità radicale della cristologia esoterica di Karol Wojtyla

 

Tuttavia, l'errore antropologico proveniente da una concezione fenomenologica errata, che si trova alla base delle tesi di Karol Wojtyla, è un'inesattezza cristologica la cui gravità è estremamente importante in termini di conseguenze in quanto, a suo avviso, avvalendosi della dualità della natura di Gesù Cristo, Giovanni Paolo II è giunto ad assegnare, in virtù della "comunicazione degli idiomi", gli attributi della natura divina, alla natura umana in Cristo, per poi considerare propria la loro appartenenza, e quindi, grazie a questa appartenenza, egli l'estende ad ogni uomo in quanto uomo - evidenza oggettiva che questa posizione deriva dalle visioni panteistiche della new age - sapendo che il giovane Karol Wojtyla scoprì la teosofia di Rudolph Steiner a Wadowice dove incontrò Mieczyslaw Kotlarczyk, regista appassionato di occultismo che aveva sviluppato un dramma esoterico, attraverso i suoi riferimenti, dalla linguistica di Otto Jespersen alla tradizione Kabbalista Ebraica di Ismar Elbo-gen. Wojtyla arriverà sino a fare la prefazione di un libro di Kotlarczyk e a predicare al suo funerale. Quando evoca questo periodo, Giovanni Paolo II scrive:

E' stata una missione, una vocazione, è stato il sacerdozio dell'arte. Gli attori, come ‘sacerdoti dell'arte’, dotati di una forza illimitata per rinnovare il mondo, per rifare l'umanità intera, per guarire la morale attraverso la bellezza predicata, hanno trasmesso i più alti valori metafisici.” Così sono state cantate le idee dell' "arciprete" Kotlarczyk" in "Pietro mi ami tu?", pag. 64).

 

Karol Wojtyla scoprì la teosofia di Rudolf Steiner

incontrando Mieczyslaw Kotlarczyk,

regista appassionato di occultismo

 

 

Giovanni Paolo II, è vero, ha cercato molte volte di nascondere la novità del suo pensiero, citando instancabilmente una frase al punto 22 della Costituzione conciliare "Gaudium et Spes

", per dare una parvenza di credibilità alle sue argomentazioni, ovvero che "Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo." Ma ciò che è meno noto, e che evita anche, ovviamente, di mettere in evidenza, è che questa frase è stata introdotta nello schema conciliare su proposta del vescovo Karol Wojtyla stesso, allora arcivescovo di Cracovia!

 

 

In questo modo citando continuamente "Gaudium et Spes, 22, 2," fu in grado di trovare una base ad un tale pensiero nelle Scritture o nei Padri della Chiesa. Giovanni Paolo II, durante il suo pontificato, quindi, ha citato se stesso! [4]

Dalla combinazione di questi due errori, antropologico e cristologico, risulta l'idea : secondo la dottrina di Giovanni Paolo II, che ha potuto affermare infatti in un discorso, citando se stesso: "Il Concilio Vaticano II l'ha ricordato con acutezza:

"Con l'incarnazione il Figlio di Dio è unito in certo modo ad ogni uomo". [5]

 

E troviamo ancora una volta che il dogma empio ed eretico dell’ "uomo-dio", che conduce alla deificazione dell'uomo in quanto tale, vale a dire, per il semplice fatto che l'uomo è uomo (la famosa "dignità della carne"), e per la naturalizzazione di Dio, la eco di questo si fa sentire nelle terribili deviazioni della Chiesa di oggi. Sono qui, come si può vedere, tutti gli elementi propri per definire un'eresia: appropriazione e reinterpretazione del ruolo e della persona di Cristo, devoluzione all'uomo degli idiomi peculiari alla Divinità, pratica che conduce a una naturalizzazione del soprannaturale e a una supernaturalizzazione del naturale, deriva eretica che si avvicina alle tesi panteistiche dei Nicolaiti o dei Ubiquitous che affermano che Gesù Cristo è formalmente presente ovunque e in tutte le comunicazioni della sua essenza, solamente nelle virtù della natura umana, tesi che si trovano ancora, in tutti i testi e in tutta la letteratura basata sulle teorie wojtyliane.

 

IV. Verità Cattolica: Il nostro "regno non è di questo mondo" e la nostra vocazione è celeste

Ricordiamo che il Regno di Dio, il Regno dei Cieli non è di questo mondo, la "vocazione", la "liberazione" e la "salvezza" del cristiano non sono temporali e umane, ma d'ordine religioso e trascendente: "La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo" (Filippesi 3:20), "Perciò, fratelli santi, i partecipanti della celeste vocazione, considerate l'apostolo e sommo sacerdote della nostra confessione" (Ebrei 3:1 traduzione locale). "Perciò, fratelli santi, partecipi di una vocazione celeste, fissate bene lo sguardo in Gesù, l'apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo" (Ebrei 3:1 traduzione CEI)

 

A differenza degli ebrei carnali

la "Salvezza" del cristiano non è d'ordine temporale,

ma religiosa e trascendente.

 

Le comunicazioni del Signore a Israele come nazione, erano legate alla terra. Se fossero rimasti fedeli e obbedienti, la grandezza, la ricchezza e il potere terreno avrebbero avuto assicurato: "Il Signore tuo Dio ti farà in un buon paese, un paese di corsi d'acqua, sorgenti, e acque profonde ... paese di frumento e orzo, e viti, e fichi ... dove vi mancherà nulla" (Deuteronomio 8, 7-9). Ma se fossero stati infedeli ei ribelli, la nazione sarebbe stata dispersa per tutta la terra (Deuteronomio 28, 64). Ma la Scrittura fa menzione di un altro corpo, la Chiesa, che ha anche un rapporto speciale con Dio e ha ricevuto le sue promesse speciali. Ma essa è molto diversa da Israele:

- Per Israele l'obbedienza è sorgente di grandezza e di ricchezze terrene;

- La Chiesa, in Cristo, è unicamente attaccata alle cose spirituali e celesti.

Conclusione

Così a differenza delle aspirazioni puramente carnali degli ebrei, le "Beatitudini" della Nuova Alleanza sono tutte situate in cielo. In effetti, le benedizioni promesse a Israele erano principalmente terrestri, ma, come cristiani, siamo su questa terra in attesa del Regno, non per cercare di replicare in Cielo le attività della terra - una distorsione antropomorfa della volontà divina - o vanamente cercare di immaginare ciò che la nostra vita sarà post-mortem - speculazione riempita dai sogni di questo mondo - ma lasciare che il nostro spirito riposi su questo tema, e soprattutto fare i passi necessari per raggiungere, il giorno venuto, la nostra vera patria celeste.

Gesù disse ai suoi discepoli: "Io vado a prepararvi un posto. quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io."(Gv 14, 3). Il futuro dei credenti è del tutto celeste e deve essere preparato qui sotto, per quella destinazione. Pretendere di resuscitare per vivere per sempre sulla terra o in cielo in un "corpo di carne e sangue" è in contraddizione con la Scrittura, è una menzogna. Il popolo di Israele ha ricevuto solo promesse di benedizioni per un regno sulla terra, e non dobbiamo mai confondere Israele con la Chiesa, non sono intercambiabili e Dio porterà a compimento i suoi piani riguardo gli uni e gli altri, nel momento in cui sceglie. In questo modo possiamo tranquillamente dire che la giudaizzazione della Chiesa moderna, vale a dire, l'adattamento della Chiesa e della Scrittura alle promesse riservate a Israele, ha fatto di più per pervertire la sua missione e distruggerla spiritualmente, di tutte le altre cause messe insieme.

 

Note

1. G. Weigel, Testimone della speranza, p. 336, 343.

2. Un aneddoto è particolarmente rivelatore della mentalità di Karol Wojtyla pochi anni prima di diventare Papa Giovanni Paolo II. La versione polacca del suo libro "Amore e responsabilità" include un'appendice dal titolo "Sessuologia e morale." Quando è stata pubblicata la traduzione in lingua francese, Padre de Lubac, fu contattato per scriverne la prefazione. Ma qualcuno ritenne saggio suggerire, di chiedere che l'appendice in questione, doveva essere rimossa dall'edizione francese, sulla base del fatto che le questioni che venivano discusse erano così concrete che sembravano al di sotto della dignità dei sacerdoti e dei vescovi. A questo Karol Wojtyla si oppose ferocemente dicendo che i pastori dovevano essere in grado di parlare con semplicità di desiderio e di soddisfazione sessuale con i loro fedeli, salvo di non essere all'altezza delle esigenze della loro missione. E se fossero stati dei puritani da offendersi, quello era un peccato per loro!

3. Il gruppo polacco a cui era legato intellettualmente Karol Wojtyla, con Przywara e Ingarden, è un mediatore storicamente cruciale per le fenomenologie di Gottinga e per Max Scheler. Karol Wojtyla verrà formato in questa scuola estremamente ricca, vivaio della filosofia contemporanea, in quanto confluirono mescolandosi, brentaniani (analisi di intenzionalità di Kazimir Twardowsky) e husserliani, con tradizionalisti scolastici e logici possenti, la cui eredità ritroviamo anche tra i logici israeliani come Yoshua Bar-Hillel presso l'Università di Gerusalemme.

4. Così, nella enciclica "Redemptor hominis", il riferimento ritorna quattro volte. Va notato, inoltre, che al punto 13 la restrizione "in certo modo", scompare:
- "Gesù Cristo si è unito a ciascuno sempre, attraverso questo mistero della Redenzione. "
Il teologo privato, Karol Wojtyla, confonde in realtà la natura e la grazia, la vita umana e la vita divina, uno è "in un certo modo" presente nell'altro, secondo lui, tutto e per sempre, come lui ripete chiaramente al paragrafo 14 della "Redemptor hominis": "Cristo è in qualche modo unito all'uomo, a ogni uomo senza eccezione, anche se non ne è cosciente." L'assenza di qualsiasi condizione per l'unità di tutti in Cristo, e quindi la salvezza di tutti, conduce all'affermazione come dire donato a tutti, senza distinzione di religione. "L'evento della Redenzione è la base per la salvezza di tutti", ha scritto Giovanni Paolo II nella sua enciclica "Redemptoris Missio", citando a sostegno di questa affermazione la sua inaugurale enciclica "Redemptor hominis": "Perché ognuno di noi è stato compreso nel mistero della redenzione, e Gesù Cristo si è unito a ciascuno sempre, attraverso questo mistero." Possiamo dire che questo pensiero ha governato tutto il pontificato di Giovanni Paolo II, fino alla sua ultima Lettera Apostolica "Mane nobiscum" (7 ottobre 2004), in cui istituisce l'Anno dell'Eucaristia:
"In Lui, Verbo fatto carne, si rivela non solo il mistero di Dio, ma il mistero stesso dell'uomo. Perché in Cristo la natura umana è stata assunta, non assorbita, e per lo stesso motivo, questa natura è stata sollevata in noi a una dignità senza pari. Con l'incarnazione il Figlio di Dio, in qualche modo si è unito ad ogni uomo (GS 22, 2). "

5. Non c'è che Karol Wojtyla nella Gaudium et Spes, il futuro Giovanni Paolo II, a introdurre le tesi naturalistico eretiche di una abusiva "comunicazione degli idiomi" tra il Verbo incarnato, Dio fatto uomo, e ogni uomo come se per il solo fatto che Dio si è fatto uomo, l'uomo è diventato Dio. In un'altra enciclica (Dominum et vivificantem, 18 maggio 1986), Giovanni Paolo II parla di una presunta casa dello Spirito Santo "nel cuore di ogni uomo." Lo Spirito Santo è "dato agli uomini. E dalla sovrabbondanza del Dono increato, ogni uomo riceve nel suo cuore il dono creato particolare per il quale gli uomini vengono a far parte della natura divina. Così, la vita umana è permeata di vita divina", ha scritto in modi sorprendenti. E c'è una certa differenza nel dire che "Dio s'è fatto prossimo ad ogni uomo" da prendere carne nel seno della Vergine Maria, e dire che "è in qualche modo unito ad ogni uomo". Questa affermazione, tratta da "Gaudium et Spes" respira davvero positivamente eresia, simmetrica all'eresia nestoriana, ma in senso contrario, le cui conseguenze disastrose, per alcune dichiarazioni folli, sono una prova evidente. Nestorio ha negato qualsiasi "comunicazione degli idiomi", o scambiava il Figlio di Dio e il Figlio di Maria, i loro attributi e le operazioni proprie, quindi ha negato la divina maternità di Maria. Il Concilio di Efeso del 431 lo condannò, proclamando la Vergine Maria "Madre di Dio", Theotokos. Dal momento che Maria diede alla luce Gesù di Nazareth, è Madre di Dio, perché Gesù è il Figlio di Dio, Dio stesso. La nuova eresia, introdotta dal Concilio Vaticano II, dal giovane arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, consiste, a differenza dell'antica, nell'affermare un’abusiva "comunicazione degli idiomi" tra il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto uomo, e tutti gli uomini, come se il semplice fatto che se Dio si è fatto uomo, l'uomo sia stato fatto Dio!